La Nuova Sardegna

Nuoro

L’appello di una madre: temiamo per i nostri figli

di Kety Sanna
L’appello di una madre: temiamo per i nostri figli

Francesca Nieddu di Sarule lancia l’allarme: «I ragazzi costretti a viaggiare in piedi nei bus dell’Arst»

21 settembre 2018
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SARULE. «Temiamo per l’incolumità dei nostri figli, costretti a viaggiare come sardine». L’appello arriva dalla madre di una studentessa di Sarule che con l’avvio del nuovo anno scolastico ha ricominciato a viaggiare in piedi a bordo del pullman dell’Arst. La polemica, la stessa di sempre, è ripresa insieme ai “viaggi della speranza” verso la scuola iniziati nel segno del disagio per 50 studenti sarulesi. Neppure le proteste del passato sono servite a risolvere i problemi per decine e decine di giovani costretti a viaggiare “stipati” nel pullman di linea. «Anche quest’anno – ha denunciato, Francesca Nieddu, madre di una studentessa che ormai da quattro anni raggiunge Nuoro per frequentare un istituto superiore – i nostri figli non trovano posto a sedere nonostante paghino mensilmente l’abbonamento. I mezzi che arrivano alle 7 e alle 7,20 da Sorgono sono già pieni di gente. Prima di giungere a Sarule – ha aggiunto la donna – i due pullman caricano utenti anche a Gavoi e Ollolai, perciò una volta in paese i sedili sono ormai occupati. Così ai nostri studenti non resta che affrontare il viaggio in piedi, tenendosi forte per non cadere». I più fortunati riescono a trovare posto sulle scale dell’autobus, gli altri, invece, affrontano il viaggio sostando lungo il corridoio.

«La situazione è drammatica – ha rimarcato Francesca Nieddu – e non vorrei che succedesse l’irreparabile perché l’Arst si decida a fare qualcosa. Basti pensare alla ressa che si crea non appena arriva il pullman alla fermata, sia la mattina presto che all’ora di pranzo. I ragazzi – ci raccontano i nostri figli – iniziano a correre e a spingersi per guadagnare lo sportello nel tentativo di riuscire a salire per primi. Abbiamo appena iniziato le lezioni e mia figlia è già rientrata a casa piena di lividi». Insomma, ancora una volta le famiglie si trovano a dover affrontare la spesa dell’abbonamento per un servizio inadeguato, oltre gli extra nel caso decidano di accompagnare i propri figli altrimenti costretti a viaggiare in piedi. La protesta scoppiata nell’ottobre dell’anno scorso aveva visto anche il coinvolgimento dell’amministrazione comunale. Il sindaco Mariangela Barca, infatti, aveva scritto alla Regione e all’Azienda trasporti con la speranza di riuscire a “strappare” un pullman solo per gli studenti che non volevano altro che viaggiare in sicurezza. Allora come in questi giorni i ragazzi pendolari avevano raccolto foto e filmati per documentare il disagio vissuto ma, vista la situazione attuale pressoché immutata, sembrerebbe non sia servito a nulla. «Oltre al danno la beffa – ha continuato la mamma di Sarule – Durante una delle tante manifestazioni contro il servizio carente dell’Arst, nonché contro il rincaro dei prezzi che si è avuto in questi anni, alcuni dei nostri studenti erano stati pure denunciati».

Due anni fa, infatti, la marcia di protesta era degenerata con lanci di uova all’ingresso della stazione di viale Sardegna ed era terminata con l’intervento dei carabinieri che avevano denunciato quattro ragazze e due ragazzi, tra i 16 e 17 anni, di Ollolai, Orgosolo, Sarule, Bitti e Mamoiada. «Una situazione assurda che merita l’attenzione di tutti – ha concluso Francesca Nieddu –. Non chiediamo altro se non un diritto che i nostri figli pagano a caro prezzo».



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