La Nuova Sardegna

Nuoro

False revisioni, prescrizione per venticinque imputati

di Kety Sanna
False revisioni, prescrizione per venticinque imputati

Sentenza di non luogo a procedere per i protagonisti dell’inchiesta risalente al 2006 Tra i nomi l’ex sindaco Martino Corda, il figlio Ninni e dipendenti della Motorizzazione

22 settembre 2018
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NUORO. Sentenza di non luogo a procedere per intervenuta prescrizione. Si è concluso così davanti al tribunale in seduta collegiale il processo sul presunto giro di false revisioni di auto tra Nuoro e Dorgali a carico dei 25 imputati (che originariamente erano 32 ma alcuni sono deceduti e per altri i reati a loro contestati sono andati prescritti).

Il pubblico ministero Andrea Ghironi ieri mattina ha sciolto la riserva e accolto la richiesta di uno dei difensori, l’avvocato Lorenzo Soro che nel corso della precedente udienza, indicando due recenti pronunciamenti della Cassazione, aveva chiesto la modifica del capo di imputazione da falso in atto pubblico, in falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in certificati e in autorizzazioni amministrative e falsità materiale commessa da privato. Ha posto, quindi, la parola “fine” al processo chiedendo al tribunale «il non doversi procedere per intervenuta prescrizione».

L’inchiesta risale al 2006 quando i carabinieri scoprirono tra Nuoro e Dorgali un giro di certificazioni di revisioni ad auto e camion mai avvenute.

Tra gli imputati, anche l’ex sindaco di Nuoro, Martino Corda e suo figlio Ninni, titolare della officina meccanica First car test dove erano state fatte alcune delle revisioni finite poi nel mirino della procura, oltre a vario titolo, anche clienti, dipendenti e impiegati della Motorizzazione.

Secondo l’accusa, gli imputati avevano affinato un meccanismo quasi perfetto per trarre un consistente profitto da questo presunto giro di false revisioni. Un complesso ingranaggio all’interno del quale, secondo la Procura, ciascuno degli imputati, in gran parte di Nuoro e Dorgali, ricopriva un ruolo preciso.

C’era chi avrebbe messo a disposizione la propria società o ufficio, chi avrebbe fornito i clienti e procurato i libretti delle auto e pure chi all’interno di alcuni uffici pubblici avrebbe cercato di coprire tutto. Per i difensori, invece, nelle carte del processo, e neppure all’interno nelle intercettazioni raccolte dagli inquirenti sulle quali si è basato l’intero impianto accusatorio, non c’erano prove dell’esistenza di questo complesso giro di illegalità legate alle revisioni.

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