La Nuova Sardegna

Nuoro

Famiglia in angoscia «Se squilla il telefono spero sia mio nipote»

di Alessandra Porcu

Macomer, lo strazio della nonna di Manuele Careddu Il 18enne non dà più notizie di sé da oltre una settimana

23 settembre 2018
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MACOMER. «Più passano i giorni, più la nostra preoccupazione aumenta». Nelle parole di Gavina Puggioni, nonna di Manuele Careddu, il 18enne macomerese scomparso ad Abbasanta lo scorso 12 settembre, è racchiusa l’angoscia straziante di chi attende ogni giorno notizie su una persona cara. «Ogni volta che il telefono squilla, spero che dall’altra parte ci sia mio nipote. Prego perché mi dica che sta bene e che al più presto rientrerà a casa». Nonna Gavina non perde la speranza. Cerca di non farsi assalire dalla disperazione. Deve essere forte per se stessa e per sua figlia Fabiola, mamma di Manuele. Lei, che in poco più di una settimana ha visto la sua vita stravolta, non si dà pace per quello che sta succedendo.

«Manuele non si sarebbe mai allontanato di sua spontanea volontà. Sono certa che qualcosa o qualcuno gli impedisca di farsi vivo». Fabiola Balardi conosce suo figlio meglio di chiunque altro ed è certa che Manuele la sera di quel maledetto mercoledì, una volta sceso dal bus navetta alla stazione di Abbasanta, volesse far ritorno a Macomer. Se così fosse, chi o cosa glielo avrebbe impedito? Interrogativi che i familiari del giovane non smettono di porsi e ai quali bisognerà dare delle risposte. Intanto dalla questura di Nuoro fanno sapere che il lavoro di indagine prosegue a ritmo serrato. «Si vaglia ogni pista. Nessuna ipotesi viene esclusa», dicono. Nei prossimi giorni potrebbero arrivare novità dal telefono che Manuele aveva con sé. La compagnia telefonica renderà noti agli inquirenti tutti i dati che riguardano le telefonate effettuate e i messaggi inviati. L’attenzione si concentrerà in particolare sugli ultimi contatti. Per ora, dunque, alla famiglia di Manuele Careddu non resta che continuare ad avere piena fiducia nelle forze dell’ordine e allo stesso tempo aspettare che la vicenda arrivi a una svolta, magari con quella telefonata che nonna Gavina e mamma Fabiola attendono da 11 lunghissimi e interminabili giorni. «Risentire la voce di Manuele sarabbe la cosa più bella del mondo», dicono.

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