La Nuova Sardegna

Nuoro

Trichinella, chieste tre condanne

di Valeria Gianoglio
Trichinella, chieste tre condanne

L’accusa: «A Orgosolo sindaco e due assessori hanno consegnato dati falsi». La difesa: «Lasciati soli»

25 settembre 2018
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NUORO. Da un lato, la tesi sostenuta dal pm Giorgio Bocciarelli prima di chiedere la condanna del sindaco di Orgosolo a 1 anno e 6 mesi e di due suoi assessori nel 2011: «In questa vicenda della trichinella, il Comune di Orgosolo, insieme a pochi altri, non si è certo distinto per un particolare virtuosismo nel collaborare con le istituzioni per debellare la malattia. È uno dei Comuni dove la resistenza alla norma è stata più ampia, dove, come in questa vicenda processuale, due assessori, Francesco Battacone e Antonio Luigi Cossu, si sono macchiati di un falso in atto pubblico, nelle schede che accompagnavano la consegna di campioni di suini a pascolo brado, attribuendo ad altri i campioni di diaframma che appartenevano a Battacone. E il sindaco Dionigi Deledda ha favorito questo sistema». Dall’altro lato, la tesi ribadita con forza dalla difesa dei tre imputati, rappresentata dagli avvocati Tullio Moni, Antonio Mereu e Marco Basolu che, in sostanza, ricorda come «il sindaco, in questa vicenda, sia stato lasciato solo a gestire una emergenza che avrebbe dovuto affrontare la Regione e il sistema veterinario dell’Asl». La difesa ricorda anche come «in realtà non fosse scritto da nessuna parte che a consegnare le parti di animale fosse il proprietario, ma la norma parla, piuttosto, di “utilizzatore finale”», e «c’era un vuoto normativo enorme che ha lasciato i sindaci come Deledda da soli, nonostante le richieste di aiuto, soli ad affrontare un problema complesso».

È uno scontro tra due posizioni che hanno spesso animato il dibattito politico e del mondo pastorale, quello che ieri occupa buona parte della fase della discussione, al processo che vede il sindaco di Orgosolo, Dionigi Deledda, e gli assessori Francesco Battacone e Antonio Luigi Cossu, a giudizio per le accuse – il primo – di favoreggiamento, e i due di falso in atto pubblico per alcune schede relativi alla consegna di campioni sospetti di suini a pascolo brado. Il fatto contestato risale al 2011, quando il sindaco di Orgosolo aveva emesso la prima ordinanza che consentiva la macellazione domestica per ragioni di salute pubblica. In quel periodo, aveva raccontato lo stesso Dionigi Deledda durante il processo «a Orgosolo erano state ricoverate 25 persone per la trichinella e visto che non esisteva un protocollo, avevamo iniziato a collaborare con la Regione e lo Zooprofilattico nel tentativo di debellarla». E così, in Comune, secondo l’ordinanza, erano cominciati ad arrivare i campioni di suini che dovevano essere analizzati. «Ai sindaci – aveva spiegato Deledda – non veniva richiesto il nome del proprietario dell’animale visto che la maggior parte dei capi erano bradi. Io firmavo le ordinanze e non mi preoccupavo di sapere chi portasse i campioni». «Il sindaco non se la può cavare così– ha ribadito, ieri, il pm – è lui che chiede con insistenza l’ordinanza di abbattimento per il capo di un inesistente Antonio Balia. Guarda caso, poi, non trasmette questa ordinanza ai vigili. Il Comune lascia tutto nell’anonimato. L’assessore Battacone, che è anche macellaio, consegna lui alcuni diaframmi animali in Comune e dice lui all’addetto di segnarli a nome di un certo Balia che poi non esiste. Poi Battacone conferisce un altro campione attraverso il suo collega assessore Antonio Luigi Cossu, e sulla scheda compare la firma falsa del padre Gaetano Cossu». Di qui, insomma, la richiesta di condannare Deledda per favoreggiamento a 1 anno e 6 mesi, Battacone per falso a 2 anni, e Cossu a 1 anno e 6 mesi. La sentenza, dopo le eventuali repliche, è attesa per il 2 ottobre.

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