La Nuova Sardegna

Nuoro

La scomparsa di Stefano nel tormento del padre

«Il giovane di Nule attirato in trappola e la sua macchina utilizzata per l’agguato mortale a Gianluca»  

10 ottobre 2018
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NUORO. C’è tutto il tormento di un padre nella ricostruzione del secondo capitolo del duplice delitto di Orune e Nule. «Chi ha raccontato della scomparsa di Stefano è il padre. Marco Masala – è la ricostruzione dell’accusa – ci ha raccontato che quella sera, il 7 maggio uscì intorno alle 20 meno dieci. Vestito con una maglietta nera, jeans chiari e scarpe da tennis, occhiali regalò l’ultimo sorriso ai suoi genitori. Sarebbe dovuto rientrare presto ma non vendendolo tornare il padre iniziò a chiamarlo ogni mezzora. Non era usanza di Stefano non rispondere e poi sarebbe dovuto andare a lavoro con il cognato». Fu verso le 8, 30 del mattino che Marco chiamò alcuni degli amici di Stefano. «Uno di questi Giampiero Lai titolare del bar Planet dove il ragazzo disse al padre di aver visto Stefano dentro il suo locale intorno alle 20, 30 – 21 . Con lui c’era anche Riccardo Crasta. Entrambi assistettero a telefonata. Stefano disse, scocciato, che era Paolo Enrico Pinna». Lai negherà, di aver detto quelle cose. E il pm ieri mattina ha chiesto l’invio degli atti in procura. Stefano lascia il bar e va via: sono le 21 circa. «Verrà visto dopo in auto. La stessa utilizzata per compiere l’agguato mortale a Gianluca Monni e immortalata nelle videocamere di Orune e bruciata da Cubeddu la sera dopo alla presenza di un testimone attendibile, Alessandro Taras ». Il giorno dopo nella mente di Masala si fa strada il dubbio. «A quel punto – dice il pm – chiede a Peppone Manca, padrino di Stefano di andare a casa dei Pinna per saperne di più. Qui Manca vede Paolo tornare su una moto di grande cilindrata, con gli occhi rossi». E questa fortuita circostanza a far fallire il piano perfetto architettato dai due cugini per lavare l’onta del pestaggio subito da Paolo Enrico a Orune. «Ma per farlo era necessario trovare un capro espiatorio individuato in Stefano, ragazzo ingenuo e incapace di vedere il male. Ucciderlo per sottrarli l’auto e far ricadere la colpa su di lui- Quello era il piano». (g.f.)

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