La Nuova Sardegna

Nuoro

«Prove certe contro Cubeddu»

di Giusy Ferreli

Ricostruiti fatti e movente: la requisitoria del pm si concluderà oggi. Poi la parola passa alle parti civili

10 ottobre 2018
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NUORO. Sette ore di requisitoria non bastano. Non bastano a riannodare i fili di un duplice delitto dalla trama complicata. Manca poco alle 18 di una giornata carica di tensione quando, il pubblico ministero, Andrea Vacca porta a termine la prima parte della lunghissima requisitoria del processo a carico di Alberto Cubeddu, il giovane di Ozieri accusato dell’omicidio dello studente orunese Gianluca Monni e della scomparsa di Stefano Masala da Nule, e di suo zio Francesco Pinna accusato di minacce.

La requisitoria, che riprenderà oggi e sarà seguita dgli interventi della parte civile, inizia poco prima delle 10, rivolgendosi alla Corte d’assise di Nuoro ricostruisce fatti e movente, una lite avvenuta durante Cortes apertas a Orune. «Questa è una storia molto triste, è la storia di un ragazzo ucciso mentre aspetta l’autobus e di un altro giovane scomparso. Il cadavere non è mai stato restituito alla madre. E al padre che ancora attende di sapere». Sin dall’esordio, Vacca affonda i colpi. «È nel contraddittorio tra le parti – dice – che la prova della responsabilità emerge limpida, netta. Emerge seppure nello stridore, e qui che scocca quella scintilla che dovrebbe consentire alla corte di decidere. Questo processo ha portato le prove delle piena responsabilità di Cubeddu in entrambi i casi». Perché altrimenti è la domanda del pm– un mese dopo l’omicidio tutte le conversazioni con il cugino Paolo Enrico Pinna, condannato in due gradi di giudizio per gli stessi fatti, vengono accuratamente cancellate ma recuperate da un perito. «Le prove – incalza Vacca – stanno nelle intercettazioni telefoniche, nel riconoscimento fotografico dell’imputato e della macchina, l’Opel Corsa di Masala utilizzata per l’agguato a Monni. Stanno nei tabulati, nelle intercettazioni in carcere. Sta, ancora, nel comportamento processuale dell’imputato che non parla, nell’assenza di Cubeddu dall’aula quando a testimoniare viene chiamata la studentessa di Orune che lo ha riconosciuto nelle fotografie. Sta – incalza – nell’alibi falso fornito dalla sorella Gabriella». Vacca passa ad analizzare ogni atto di questa tragedia. Muovendo dal primo: l’udienza del 14 settembre 2017 quando viene proposta alla giuria la ricostruzione dell’omicidio Monni. «L’ 8 maggio del 2015 alle 7 e 5 in viale Repubblica un individuo scende da una Opel Corsa e con tre colpi di fucile uccide Gianluc. L’agguato – sottolinea Vacca – viene ricostruito attraverso l’audizione di diverse persone. Il racconto dell’omicidio e tutte le deposizioni scatta una fotografia probatoria su fatti».

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