Davanti ai giudici per atti sessuali su minore
Sfilata di testimoni al processo che vede imputato un bittese accusato dalla figlia della compagna
13 ottobre 2018
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NUORO. È accusato di atti sessuali con una minore e ieri mattina è comparso davanti ai giudici del tribunale collegiale e al pubblico ministero Giorgio Bocciarelli per assistere all’udienza che lo vede imputato del grave reato.
L’uomo, un 49enne di Bitti, difeso dagli avvocati Gianluca Bella e Roberto Deledda ha ascoltato l’ultimo teste della parte civile e alcuni della difesa che hanno risposto alle domande delle parti in un processo basato solo ed esclusivamente su prove testimoniali. Ieri durante l’udienza a porte chiuse, ha deposto Luisanna Porcu responsabile del Centro antiviolenza Onda Rosa, dove la presunta vittima aveva trovato rifugio a seguito della denuncia presentata ai carabinieri contro il “patrigno”, che avrebbe compiuto atti sessuali nei suoi confronti quando aveva poco più di 13 anni. La teste ha riportato in aula il racconto della ragazza che solo una volta compiuti 17 anni aveva deciso di denunciare il compagno della madre che aveva accolto lei e i suoi fratelli come fossero figli suoi. La storia di un incubo vissuto da una bambina di 13 anni che avrebbe subito le attenzioni morbose dell’uomo per ben quattro anni. Esattamente fino al suo arresto, un anno fa, con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata.
La 17enne che si è costituita parte civile con l’avvocato Roberto Argiolas, sottoposta a incidente probatorio avrebbe riportato circostanze poi non riscontrate oggettivamente.
«In un processo come questo – hanno sostenuto i due legali della difesa, gli avvocati Bella e Deledda – la prova si forma in dibattimento. Ci troviamo di fronte a due narrazioni diverse e solo attraverso le testimonianze si potrà fare luce su questa delicata e triste vicenda». (k.s.)
L’uomo, un 49enne di Bitti, difeso dagli avvocati Gianluca Bella e Roberto Deledda ha ascoltato l’ultimo teste della parte civile e alcuni della difesa che hanno risposto alle domande delle parti in un processo basato solo ed esclusivamente su prove testimoniali. Ieri durante l’udienza a porte chiuse, ha deposto Luisanna Porcu responsabile del Centro antiviolenza Onda Rosa, dove la presunta vittima aveva trovato rifugio a seguito della denuncia presentata ai carabinieri contro il “patrigno”, che avrebbe compiuto atti sessuali nei suoi confronti quando aveva poco più di 13 anni. La teste ha riportato in aula il racconto della ragazza che solo una volta compiuti 17 anni aveva deciso di denunciare il compagno della madre che aveva accolto lei e i suoi fratelli come fossero figli suoi. La storia di un incubo vissuto da una bambina di 13 anni che avrebbe subito le attenzioni morbose dell’uomo per ben quattro anni. Esattamente fino al suo arresto, un anno fa, con la pesante accusa di violenza sessuale aggravata.
La 17enne che si è costituita parte civile con l’avvocato Roberto Argiolas, sottoposta a incidente probatorio avrebbe riportato circostanze poi non riscontrate oggettivamente.
«In un processo come questo – hanno sostenuto i due legali della difesa, gli avvocati Bella e Deledda – la prova si forma in dibattimento. Ci troviamo di fronte a due narrazioni diverse e solo attraverso le testimonianze si potrà fare luce su questa delicata e triste vicenda». (k.s.)
