La Nuova Sardegna

Nuoro

I 30 anni di Selvaggio blu tra ecologia e sviluppo

di Giusy Ferreli
I 30 anni di Selvaggio blu tra ecologia e sviluppo

A Santa Maria Navarrese confronto sulle prospettive del turismo escursionistico  Il sindaco: «Occorre una legge per le guide locali e numero chiuso per il trekking»

14 ottobre 2018
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SANTA MARIA NAVARRESE. Quale migliore occasione dell’anniversario del Selvaggio blu, l’impegnativo trekking sulle falesie di Baunei, per una riflessione a tutto tondo sul ruolo delle guide locali e sullo sviluppo turistico? Venerdì pomeriggio nella sala Garipa di Santa Maria Navarrese in 200, tra appassionati, esperti del Cai e amministratori locali, si sono riuniti non solo per festeggiare i 30 anni del più spettacolare ma anche impegnativo sentiero ma anche per riflettere sull’esigenza di una nuova legge che valorizzi il ruolo e il lavoro delle numerose guide che ogni anno portano per il mozzafiato. Un’esigenza che a quanto pare non riguarda solo la Sardegna ma tutto il territorio nazionale.

A normare il mondo che gira attorno alle escursioni in alta quota e non solo è una legge quadro del 1989, legge ormai obsoleta che, ad esempio, impedisce a chi non è guida alpina la calata in corda, una delle peculiarità del Selvaggio blu. «Non è più ammissibile – dice Salvatore Corrias, sindaco di Baunei – che chi fa percorsi difficili ma affascinanti quali il Selvaggio blu debba continuare a farlo senza averle titolo. Credo sia arrivato il momento che il legislatore, quello nazionale prima e quello regionale poi, pensi all’inquadramento di una nuova figura quella di guida escursionistica di mezza montagna che legittimi il lavoro dei nostri operatori» sottolinea il sindaco Corrias. Nel convegno è emersa con forza questa necessità, le guide alpine nascono per operare in contesti quali le Alpi e gli Appennini che non sono certo paesaggi del Supramonte. E proprio gli operatori locali, primo tra tutti Antonio Cabras, guida escursionista e ambientale che ha parlato a nome del club di prodotto “Supramonte d Baunei”, hanno spiegato alla platea da un punto di vista soggettivo cosa significhino per il territorio i sei giorni dell’itinerario Selvaggio blu che, voluto dall’allora sindaco Dino Barranu, richiama ogni anno un numero sempre crescente di appassionati. Da 30 anni a questa parte in tantissimi hanno calcato le cengie e le falesie di calcaree che da Pedralonga portano a Cala Sisine. Tantissimi, per certi versi troppi e qualche volta non particolarmente preparati ad affrontare sentieri impegnativi come quelli tracciati nel Supramonte, sono gli escursionisti che si cimentano nel trekking alla scoperta delle meraviglie naturalistiche. Un dato questo che non è certo passato inosservato e che venerdì pomeriggio ha rappresentato un ulteriore argomento di discussione tra gli esperti.

«L’obiettivo – sottolinea a questo riguardo il primo cittadino di Baunei – è quello di sedersi subito attorno a un tavolo tecnico per decidere cosa deve essere fatto per regolare sia i numeri degli escursionisti sia le modalità de bivacco. Credo, infatti, sia opportuno razionalizzare gli accessi». Insomma, la filosofia del numero chiuso già attuata con successo dall’amministrazione comunale per preservare Cala Mariolu dall’eccessivo carico antropico, potrebbe ben presto riguardare anche uno degli itinerari più suggestivi al mondo, ideato ormai 30 anni fa da Mario Verin e Peppino Cicalò del Cai.

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