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Giallo di Borore, fuori pericolo l’uomo trovato ferito in casa

BORORE. Emanuele Cappai, il 64enne di Borore trovato agonizzante la mattina del 15 ottobre nella sua abitazione con diverse ferite da taglio all’addome, è fuori pericolo. La conferma ufficiale arriva...

17 ottobre 2018
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BORORE. Emanuele Cappai, il 64enne di Borore trovato agonizzante la mattina del 15 ottobre nella sua abitazione con diverse ferite da taglio all’addome, è fuori pericolo. La conferma ufficiale arriva dai familiari che, sebbene comprensibilmente scossi, possono tirare un sospiro di sollievo. Il pensionato, non udente e affetto da una grave forma di atassia, sta bene ed è cosciente. Dal letto del San Martino di Oristano, dove è ricoverato, avrebbe rilasciato le prime dichiarazioni agli inquirenti che indagano sulla vicenda. Ai carabinieri della compagnia di Macomer e della stazione di Borore il compito di mettere al proprio posto i pezzi di un puzzle che non sembrerebbe così semplice assemblare. Dal canto loro i militari continuano a trincerarsi dietro il silenzio. «Nessuna dichiarazione e nessun commento da rilasciare», precisano. Quasi impossibile anche solo avvicinarsi all’abitazione di Cappai, al civico 19 di via San Sergio, piantonata notte e giorno. Ieri mattina è stata ispezionata dagli uomini del Reparto investigazioni scientifiche. Con le classiche tute bianche hanno battuto palmo a palmo la casa del pensionato. Oltre al coltello, già ritrovato, gli inquirenti cercano indizi capaci di svelare ciò che è accaduto dentro quelle mura poco prima delle 12 di lunedì quando l’uomo, ferito e sanguinante, è riuscito ad allertare un vicino di casa con le sue urla. Al momento resterebbero in piedi le piste investigative della prima ora. Cappai potrebbe essere stato vittima di una tentata rapina. A insinuare dei dubbi su questa ipotesi ci sarebbe, però l'assenza di segni di scasso nella porta d’ingresso. È anche vero che il pensionato potrebbe avere aperto la porta a persone sconosciute. Ma sono solo supposizioni, come l’ipotesi del tentato suicidio. L’uomo, costretto dall’atassia a fare i conti con gravi problemi di mobilità, potrebbe aver avuto un momento di debolezza.

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