La Nuova Sardegna

Nuoro

Cubeddu, il giorno della verità

Attesa per oggi, dopo due giorni di camera di consiglio, la sentenza per gli omicidi di Monni e Masala

20 ottobre 2018
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NUORO. Seconda notte di camera di consiglio per i giudici della Corte d’Assise di Nuoro riuniti in un albergo della città per decidere la sorte di Alberto Cubeddu, il giovane di Ozieri accusato del duplice omicidio di Gianluca Monni e Stefano Masala. Col passare delle ore si fa sempre più febbrile l’attesa per la sentenza che potrebbe essere pronunciato quest’oggi al primo piano del palazzo di giustizia del capoluogo barbaricino dal presidente Giorgio Cannas.

Sul capo del ragazzo pende la spada di Damocle della condanna all’ergastolo con isolamento diurno pari a due anni. Questo è quanto il pubblico ministero Andrea Vacca ha chiesto per il 22 enne ritenendo che a suo carico ci siano prove certe di colpevolezza. Così la pensano anche gli avvocati di parte civile che tutelano i familiari dello studente orunese, ucciso in un agguato la mattina dell’8 maggio 2015, e del 29enne scomparso da Nule la sera prima. Non ci sono, invece, prove e neanche indizi oltre ogni ragionevole dubbio invece per i suoi due difensori, gli avvocati Patrizio Rovelli e Mattia Doneddu che hanno chiesto l’assoluzione per il loro giovane assistito.

Gravità, precisione e concordanza sono i requisiti chiesti dall’ordinamento giuridico italiano affinché gli indizi possano ritenersi tale per portare alla condanna. E su questi requisiti stanno riflettendo i giudici che in queste ore stanno vagliando con attenzione i voluminosi atti del processo che ha preso il via poco più di un anno fa.

Ore e ore di intercettazioni ambientali e telefoniche, immagini e video, verbali di testimoni e tantissimo altro materiale in queste ore è passato al vaglio dei sei giudici popolari, e dei due magistrati togati: quello a latere Federico Loche e il presidente Giorgio Cannas. Cubeddu è finito a processo con l’accusa di aver ideato con il cugino (Paolo Enrico Pinna già condannato in due gradi di giudizio a 20 anni dal tribunale dei minori di Sassari) i due omicidi di Monni e Masala nonostante l’assenza di un movente specifico. Lo avrebbe fatto, secondo l’accusa formulata dalla Procura di Nuoro, per il forte legame con Pinna che, invece, doveva lavare l’onta del pestaggio subito a Orune al culmine di un litigio nel corso del quale gli era stata sottratta una pistola. Il disegno criminale si sarebbe concretizzato nel supporto morale e materiale a Pinna per l’omicidio di Masala, la cui Opel Corsa è stata utilizzata per l’agguato mortale a Orune, e nell’uccisione con tre colpi di fucile calibro 12 di Monni. La tragica vicenda ha scosso profondamente le comunità di Orune e Nule colpendo al cuore le famiglie che cercano la verità. A tutt’oggi ancora non si sa che fine abbia fatto il corpo di Stefano, visto per l’ultima volta a bordo della sua auto con un ragazzo vestito di chiaro. Il padre Marco ha chiesto a più riprese la restituzione della salma per adempiere alla promessa fatta in punto di morte alla moglie Carmela di dare sepoltura al loro ragazzo. (g.f.)

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