La Nuova Sardegna

Nuoro

Volontari al monte per recuperare i “cuiles” dei caprari

di Nino Muggianu
Volontari al monte per recuperare i “cuiles” dei caprari

Ottanta persone al lavoro tra Dorgali e Cala Gonone Dodici i vecchi ovili affacciati sul mare e rimessi in piedi

27 ottobre 2018
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DORGALI. Grazie all’impagabile e continua azione del comitato di volontari, guidati da Anzelinu, Tonio, Bovore, Pantaleo, Tattanu, Predu e compagni, per almeno altri venti anni il cuile e la mandra di Toddeitto potranno continuare a dominare la baia di Cala Gonone dal Supramonte marino dorgalese. L’arcaica dimora dei caprari era stata tirata su dalle rovine del tempo, una decina di anni fa, sempre dal gruppo. Ora il nuovo intervento, quasi chirurgico, per una manutenzione straordinaria. Una missione, quella dei guardiani dei cuiles del territorio, che vede scendere in campo una ottantina di persone che, è bene sempre ricordare: senza nessun compenso, si impegnano a riconsegnare le strutture alla comunità e a chi ne vorrà usufruire. Finora sono dodici quelle riportate allo splendore di un tempo. Un lavoro straordinario che forse meriterebbe anche maggiore attenzione da parte degli enti, non solo locali. Non certo per ricevere compensi, che nessuno cerca, ma un encomio come ambasciatori e protettori veri, dell’ambiente lo meriterebbero per davvero. L’appuntamento per tutti, come sempre è in via Bologna, a Dorgali. Divenuto nel tempo il quartier generale del gruppo.

Ore 6,30: è ancora buio, alla spicciolata i volontari arrivano dai quattro angoli di Dorgali e Cala Gonone. Un saluto, l’immancabile battuta e per cominciare bene la giornata, un caffè e chi vuole unu zicchetteddu di abbardente che riscalda i muscoli e aiuta a svegliarsi. Poi il via alle auto che in fila indiana procedono a fari accesi, direzione Cala Gonone. Entrati nella strada comunale che porta verso a Ghivine e Cumbida prantas, superato il villaggio di nuraghe Mannu, le macchine vengono parcheggiate. Si prosegue a piedi nel sentiero che porta verso Toddeitto. Le prime luci dell’alba si fanno largo tra le poche nuvole che arrivano dal mare. Un sali e scendi tra le pietra calcaree ancora umide e scivolose. Ci vuole la massima attenzione. Bisogna assicurarsi che il piede sia ben appoggiato e stabile, passo dopo passo, tra le piante di lentischio ancora grondanti di pioggia. Si parla quasi sottovoce. A qualche centinaio di metri un gruppo si stacca per portare verso i cuiles le travi di ginepro che erano state preparate qualche giorno prima. Si arriva al cuile Toddeitto che è già giorno: sulla sinistra, nel Golfo, Cala Gonone con le luci accese, si è appena svegliata. A destra, lo spettacolo della spiaggia di Cala Luna e la costa baunese fino a Monte Santo. Al centro, il punto di arrivo: il cuile di Toddeitto, ai piedi del monticello e a pochi passi dall’omonima grotta. Una meraviglia. Certo che avevano anche un bel gusto nello scegliere i posti per edificare i loro cuiles, i caprari dorgalesi. C’è da sistemare sa mandra e il muretto dell’antica dimora della famiglia Rasittu. Senza che nessuno desse un via, in pochi minuti il silenzio è rotto, il rumore delle motoseghe, dai picconi e palanchini in ferro, delle pale, dalle martelline dei muratori, dalle urla dei vari gruppi che quasi automaticamente si sono distribuiti sulle due strutture e hanno preso posto nei vari punti in cui c’era da intervenire. Una cinquantina di persone che sembrano formiche nel loro andirivieni. Si lavora alacremente, ognuno in quello che sa fare, ci sono caprari, muratori, carpentieri, meccanici, autisti, vigili del fuoco, bancari, impiegati, commercialisti e professori. E c’è anche uno svizzero ormai dorgalese acquisito. In pochi attimi si trasformano in operai e manovali volontari. In men che no si dica sa mandra, il recinto dove venivano custodite le capre, viene sistemata sia nelle parti murarie sia nella copertura di piccoli tronche di granito. Un’attenzione particolare, dagli specialisti è stata data a sa cherina, lo spazio all’interno de sa mandra dove venivano custoditi i capretti e poi a su idile, una sorta di nursery per i capretti più piccoli, uno spettacolo imperdibile. Anche i lavori di manutenzione nella parte muraria del cuile viene portata a termine, in tre ore. Contemporaneamente un gruppo “parallelo” guidato da Billia Rasittu, ultimo erede della famiglia dei caprari che per anni hanno vissuto non senza qualche inevitabile difficoltà, in questo pezzo di paradiso, pulisce e rimette in sesto la vecchia arzola, lo slargo dove un tempo si separava il grano dalla pula con un sasso legato a un giogo che girava nell’aia.

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