La Nuova Sardegna

Nuoro

Mai più tornati a casa: la dolorosa attesa dei familiari

Kety Sanna
Mai più tornati a casa: la dolorosa attesa dei familiari

È lungo l’elenco delle persone che sono scomparse: molti i casi seguiti dall’associazione “Penelope”

28 ottobre 2018
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NUORO. Il ritrovamento di oltre cinquanta ossa umane nelle campagne di Su Sercone, nel Supramonte di Orgosolo, ha riacceso la speranza delle famiglie di molti scomparsi. Resti di almeno tre persone, in discreto stato di conservazione, attendono ora di essere analizzati dal medico legale che però non è stato ancora incaricato dal pubblico ministero del tribunale di Nuoro, Ilaria Bradamante, titolare dell’inchiesta. All’appello manca un teschio ma sono stati trovati sei femori, fatto questo che fa supporre agli inquirenti di trovarsi difronte ad almeno tre scheletri.

A sorprendere maggiormente gli investigatori, però, il fatto che il punto in cui sono stati recuperati i resti, oltre a trovarsi in una zona particolarmente impervia, non è luogo di passaggio. Non c’è un sentiero da seguire ma solo roccia e vegetazione, habitat ideale per mufloni e animali selvatici. «Chi ha fatto la scoperta era un esperto conoscitore della zona che solo casualmente è finito in quel punto. Abbiamo setacciato l’intera area con la speranza di trovare qualche elemento che potesse indicare quell’angolo del Supramonte come luogo di antiche sepolture, ma non abbiamo trovato nulla» hanno detto i carabinieri del comando provinciale ai quali, tuttavia, suona strana la coincidenza che tre persone siano cadute nello stesso punto in maniera accidentale. «Questo – evidenziano – potrebbe invece essere indicativo del fatto che tre individui possano essere stati gettati da qualcuno dentro la dolina. La risposta però potrà arrivare solo dall’anatomopatologo che potrà stabilire la presunta epoca del decesso».

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E ogni volta che la terra, il mare o le grotte restituiscono resti umani, i nomi delle tante vite spezzate riaffiorano come fantasmi in attesa di degna sepoltura. L’associazione “Penelope Sardegna” si occupa di dare appoggio alle famiglie delle persone scomparse. «È ancora presto per parlare anche perché gli elementi finora sono molto pochi – dice il presidente Gianfrancesco Piscitelli –. Non si sa neppure se siano scheletri di uomini o donne. In questi anni abbiamo seguito diverse storie di persone scomparse anche della Barbagia. Il caso più recente è quello di Stefano Masala, il giovane di Nule sparito il 7 maggio 2015 il giorno prima dell’omicidio dello studente orunese Gianluca Monni – aggiunge l’avvocato e criminologo –. Per le sue ricerche sono stati usati anche i “cani da cadavere” ma non hanno portato alcun risultato. Ci siamo pure occupati del caso di Irene Cristinzio, l’insegnante 64enne di Orosei scomparsa misteriosamente 11 luglio 2013. Un caso archiviato dal Gip del tribunale di Nuoro nonostante ci sia stata, da parte nostra e della famiglia, opposizione. Stesso destino per la scomparsa di Salvatore Elias, servo pastore di Orgosolo sparito dalle campagne di Montresta. Aveva 41 anni – aggiunge Piscitelli – e ci sono pochi dubbi sul fatto che sia stato ucciso. Sparito nel nulla anche Piero Mulas, l’imprenditore 56enne di Bono uscito la mattina dell’11 marzo 2010 per recarsi a Cagliari e mai tornato a casa». All’elenco si aggiunge poi il nome di Samuele Carta, l’operaio della Caletta di cui non si hanno più notizie dalla notte del 23 luglio 2008.

Storie di vite interrotte ma, certo, mai dimenticate.
 

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