La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, processo per l'alluvione del 2013: l’aula è troppo piccola

di Valeria Gianoglio
Nuoro, processo per l'alluvione del 2013: l’aula è troppo piccola

Più di 60 imputati, 71 testi del pm. Gli avvocati: «Non bastano nemmeno le sedie. Servono altri spazi»

30 ottobre 2018
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NUORO. Sessantuno imputati, tre filoni d’inchiesta – crollo del ponte di Oloè e di quello del rio Sologo e il disastro della diga Maccheronis – confluiti in un unico processo, 155 pagine di capi d’imputazione, 71 testi del solo pubblico ministero, più di un centinaio della lista della difesa, un esercito di avvocati che arrivano dai fori di tutta l’isola e che ieri, per mancanza di sedie, sono dovuti in buona parte rimanere in piedi. Basterebbero da soli i freddi numeri per spiegare perché, già dal momento nel quale è stato dichiarato aperto, ieri mattina, il processo per l’alluvione del 2013 rischia di mettere in ginocchio il palazzo di giustizia di Nuoro.

«Presidente, mi sembra evidente, osservando quest’aula, la situazione di disagio – esordisce l’avvocato Francesco Lai, raccogliendo anche i rilievi sollevati da altri colleghi – quest’aula, come chiunque può constatare, non è adatta per ospitare questo processo. Chiedo che il tribunale valuti la possibilità che il processo venga ospitato in altre sedi». E il pensiero di tanti, ieri mattina, corre al teatro Eliseo o all’auditorium di qualche istituto superiore cittadino. «Questa è l’aula più grande che abbiamo – risponde, poco dopo il presidente della sezione penale, e giudice monocratico al processo per l’alluvione, Giorgio Cannas – ed è anche l’aula con il numero di posti a sedere maggiore. Riferirò comunque al presidente del tribunale la situazione e la vostra richiesta. Il presidente ne è già al corrente da tempo».

Il caso-sede, dunque, per il momento è solo rinviato: la prossima udienza, come ha spiegato il presidente Cannas, si farà comunque nell’aula 4 al terzo piano del Palazzo di giustizia, pur con tutti i limiti del caso. Ma nel frattempo i vertici del Palazzo di giustizia nuorese cercheranno di capire come e se si può rimediare al grande disagio per le parti in causa creato dalla ristrettezza degli spazi e della carenza di sedie.

Certo è che, al di là dei problemi logistici, dopo tante false partenze il processo nato dalle diverse inchieste attorno all’alluvione del 18 novembre 2013, ieri è stato dichiarato ufficialmente aperto e da subito non sono mancate le prime scintille tra accusa, rappresentata dai pm Emanuela Porcu e Ilaria Bradamante, e difensori dei 61 imputati accusati, a vario titolo di diverse omissioni e qualcuno anche di due morti. Senza dimenticare, poi, gli avvocati delle 27 parti civili e quelli dei 5 responsabili civili: Regione, Provincia di Nuoro, Comune di Torpè, Consorzio di bonifica della Sardegna centrale, impresa ex Maltauro. Nella lista dei pm Porcu e Bradamante ci sono 71 testimoni da sentire in aula a partire dalle prossime udienze. E ci sono anche 5 consulenti che ieri sono stati oggetto di alcune “eccezioni” sollevate da diversi avvocati. I legali hanno chiesto al giudice di “tagliare” il numero di consulenti dell’accusa, visto che – hanno detto – in base a una norma del codice di procedura penale non possono essere più di due.

Il pm Emanuela Porcu, tuttavia, poco dopo ha precisato che in realtà si trattava di due collegi di cinque consulenti in tutto. «Un collegio – ha spiegato il pm – è quello che si occupa delle questioni idrogeologiche, l’altro, composto da un consulente, si occupa dell’apparato della Protezione civile». Il giudice ha accolto la richiesta del pm e ha rigettato tutte le eccezioni sollevate dai difensori. L’avvocato Francesco Lai, ieri, ha prodotto tre registrazioni audio, ovvero tre telefonate, che «sono state fatte la sera dei fatti e sono giunte alla centrale operativa della Regione. Documentano la gestione dell’emergenza da parte di Paolo Marras (responsabile Protezione civile per la Provincia, ndr)». L’avvocato ne ha chiesto la perizia trascrittiva.

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