La Nuova Sardegna

Nuoro

Campagne devastate dopo la tromba d’aria

di Sandro Biccai
Campagne devastate dopo la tromba d’aria

Da Macomer fino a Sindia esperti e operatori parlano di situazione disastrosa Allevatore 85enne: «In tanti anni mai assistito a un evento così distruttivo» 

06 novembre 2018
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MACOMER. Dall’alto degli ottocento metri dell’ovile di Pubusone, e sulla scorta dei tanti anni trascorsi in campagna, l’ottantacinquenne Salvatorangelo Murgia, il pastore poeta che tanti versi ha dedicato alla natura e agli agenti atmosferici, può affermare di averne visto davvero di tutti i colori.

Ma mai un evento come quello della scorsa settimana che ha investito anche una porzione delle campagne di Macomer, interessando in particolare il polmone verde del Monte Sant’Antonio.

«Ricordo periodi di lunga siccità, giornate di pioggia battente e di neve intensa anche a fine ottobre, caldo da morire e freddo insopportabile – racconta l’anziano allevatore macomerese –. Ma mai un vento cosi forte e distruttivo. È proprio vero che il clima sta cambiando».

Nell’azienda sperimentale Agris, a ridosso della strada che da Macomer porta a Santulussurgiu, diversi gli alberi sradicati, querce ed olmi in particolare.

«Per fortuna – dicono i responsabili – non abbiamo avuto problemi di rilievo nè alle strutture nè tantomeno al bestiame. Per quanto ci risulta i danni maggiori sono stati riscontrati sull’altro versante, quello che guarda verso Sindia».

Ed è proprio qui che il bilancio dei danni è particolarmente pesante. Ne dà testimonianza diretta il giovane agronomo di Macomer Marino Porcu, profondo conoscitore delle campagne della zona che in questi giorni ha visitato più volte.

«La situazione più grave – dice – si è registrata in località Su Pirastu, dove sono stati sradicati e spezzati sia alberi giovani che piante secolari. La tromba d’aria aveva un diametro di circa 200 metri ed ha devastato tutto ciò che ha incontrato, dirigendosi da sud a nord, verso l’agro di Sindia».

«Si nota immediatamente – aggiunge l’esperto – che gli alberi non sono caduti in una direzione soltanto ma sono precipitati come se il vortice li avesse fatti prima roteare a terra e poi sradicati con una forza devastante. È stata una vera fortuna – conclude Marino Porcu – che non ci siano stati danni a persone».

Un pastore macomerese, con ovile alle pendici del Monte Sant’Antonio, osserva: «Considerando il fronte della tromba d’aria, e la profondità che ha raggiunto, ritengo che complessivamente possano essere stati interessati non meno di trenta ettari. Un disastro ambientale – aggiunge l’allevatore del Marghine – del quale, forse, non ci si è ancora resi conto del tutto e che la classe politica locale e regionale non può far finta di ignorare».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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