La Nuova Sardegna

Nuoro

Maltempo, parte la conta dei danni

Maltempo, parte la conta dei danni

Borore, il sindaco invita i cittadini colpiti a compilare i moduli per il risarcimento

06 novembre 2018
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BORORE. Sono trascorsi otto giorni dalla devastante grandinata che ha messo in ginocchio Borore. A più di una settimana da quel “lunedì nero” nel paese del Marghine prosegue la conta dei danni. «Non possiamo ancora quantificarli con precisione – afferma il sindaco Bastiana Angioni – posso però invitare i cittadini a visionare e compilare gli appositi moduli per la ricognizione, scaricabili dal sito istituzionale della Regione o da quello del nostro Comune. Questo – precisa – non significa che tutti potranno avere diritto a un risarcimento. Saranno gli organi competenti a vagliare una per una le domande e a decidere in merito». I moduli sono tre e ben distinti. Uno riguarda i beni mobili registrati ossia le automobili, il secondo il fabbisogno per il ripristino del patrimonio edilizio privato, quindi le abitazioni. Il terzo servirà, invece, per rilevare i danni subiti dalle attività economiche e produttive. «La nostra amministrazione – sottolinea il sindaco – si è attivata nel più breve tempo possibile per mettere in campo le misure necessarie, a partire dalla richiesta dello stato di calamità naturale». La violenta tempesta di grandine ha imperversato in ogni zona del paese. Niente è stato risparmiato, a partire dagli alberi sradicati e dai pali dell'elettricità divelti. Decine le macchine in officina a causa delle ammaccature e dei cristalli e degli specchietti in frantumi. Non si contano, poi, i pannelli solari e fotovoltaici seriamente compromessi. Per ora è prematuro fornire cifre, quel che è certo che i danni raggiungeranno cifre a sei zeri. «Il disastro al momento è incalcolabile – sottolinea Mirko Demuru proprietario dell’azienda Flor Mirko che in una ventina di minuti ha visto andare in frantumi la copertura in vetro della sua serra –. Quello che è successo lunedì scorso è una catastrofe, nonostante tutto ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo continuato a vendere i fiori e le piante. Non vogliamo e non possiamo arrenderci. Confidiamo – conclude Mirko Demuru, – che al più presto arrivino i risarcimenti». (a.p.)

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