La Nuova Sardegna

Nuoro

Ghìrthalos, l’opera omnia su Orune

Ghìrthalos, l’opera omnia su Orune

Folla alla presentazione del libro sul paese scritto da Sebastiano Mariani

16 novembre 2018
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ORUNE. Bisognava esserci, nel salone del Comitato Beata Vergine del Carmelo, a sentire la presentazione di “Ghìrthalos” di Sebastiano Mariani, 70 anni, bancario. Folla mai vista così numerosa e soprattutto così attenta per “un libro opera omnia su Orune”. Tra sorrisi, strette di mano, abbracci, dolci e vini eccellenti, si materializzava una comunità ritrovata, il piacere dello stare insieme. Un lavacro allo spietato spopolamento di un’isola sempre più disabitata. Organizzava “Ammentos” di Silvestra Pittalis. I ricordi hanno toccato tutti i settori, poesia e prosa, nastri rosa-celesti e nastri neri, i concerti del vento impetuoso, l’aquila che vola tra le tempeste, attitos con “coru meu” e inni alle campagne sotto Nunnàle, moti popolari per le terre e l’arrivo della prima levatrice che assisteva ai parti fra “due sgabelli e una pelle di capra per nascere”. E tutti i nomi – dal 1793 – di morti per vendette piene di misteri ma anche tutti i nomi degli insegnanti che «hanno fatto di Orune uno dei paesi col più alto tasso di laureati in Sardegna». I ricordi di Antonio Pigliaru, Bachisio Zizi, della missione di Pina Campana che “si serviva del teatro per esorcizzare la vendetta”. Foto, “Dae serra nuda” alla chiesa di santa Bonaèra, Su Tempiesu e Su cantadore de santa Lulla, il maestro Giovanni Puggioni e le lezioni fra cani, cespugli, pastori e graniti. Esame di coscienza collettivo, letture di pagine esaltanti della storia orunese fatta di momenti felici e tristi. In queste 574 pagine (editore Carlo Delfino) si raccontano «le cause profonde e futili della lacerante vita orunese» con una «lettura di dentro della conflittualità», come ha detto fra gli applausi l’antropologo Bachisio Bandinu. Quando ha parlato l’autore, che ha radici fra Cuccuru ’e teti e Cadone, il silenzio è diventato religioso con i temi della «conflittualità che ci pervade anche dopo l’emigrazione» e con un «ci siamo difesi oltremisura offendendo». Ha suggellato il senso di comunità zia Paschedda Goddi, novantenne. «Poden faeddare male de mene, ma de sos orunesos nono».

Con Bandinu e l’autore hanno elevato il tono della serata le letture degli attori Teresa Davoli e Arcangelo Cossu, gli interventi di Giovanni Pala, Pietrino Mundanu, Giovanni Zidda e Mario Cherchi. In sala Maria Rosaria Chessa, assessore ai servizi sociali. Ieri il libro è stato presentato a Cagliari, Fondazione di Sardegna, via San Salvatore da Horta con Franco Carta, Pina Ghisu, Elena Manca e Carlo Delfino. (g.m.)

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