La Nuova Sardegna

Nuoro

Così San Demetrio rinasce nel segno degli studenti

di Sandro Biccai
Così San Demetrio rinasce nel segno degli studenti

Dopo l’incendio del 2017, parte l’ultimo lotto per il restauro della chiesetta Don Secchi: «Il cantiere sarà aperto alle scolaresche del paese e non solo»

18 novembre 2018
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SINDIA. L’immagine della statua fumante deposta sull’erba ammantata di rugiada, in un estremo gesto di pietà, aveva colpito ed emozionato tutti. Era il 4 febbraio 2017, un sabato mattina difficile da dimenticare per la comunità di Sindia, incredula di fronte ad un gesto che, poco prima, aveva sfregiato uno dei suoi simboli più preziosi, la chiesa seicentesca di San Demetrio, ed offeso i sentimenti di un paese intero. «Ho visto persone inebetite, con le lacrime agli occhi – racconta don Paolo Secchi, sindiese, direttore dell’Ufficio dei beni culturali della diocesi di Alghero-Bosa – ma in quelle stesse persone, in tutta la comunità, ho percepito chiaro un moto corale di ribellione accompagnato dalla volontà di mobilitarsi per ripristinare quanto prima i beni danneggiati».

Nei giorni immediatamente successivi è stato creato un tavolo tecnico che ha visto coinvolti la Parrocchia ed il Comune di Sindia, la diocesi di Alghero-Bosa, la Soprintendenza Abap per le province di Sassari e Nuoro, il Nucleo di tutela dei beni culturali dei carabinieri e l’Ufficio diocesano dei beni culturali guidato da don Paolo, il quale spiega: «Avevamo un restauro piuttosto complicato, per la gravità dei danni, il valore intrinseco dei beni, il coinvolgimento di diversi profili di competenza istituzionale. Preso atto di ciò, si è deciso di procedere scandendolo in tre lotti e dando priorità al restauro della statua, di bottega napoletana ed espressione massima del valore identitario del bene. È stato aperto un conto dedicato nel quale, in poche settimane, sono confluiti circa 15 mila euro, cifra superiore a quanto servisse in quel frangente. Per la festa di San Demetrio dello scorso anno, il 17 ottobre, la statua era di nuovo a casa e questo, per la comunità sindiese, ha rappresentato la ricomposizione di una frattura. Interessante il rinvenimento, nel corso del restauro, di un cagliarese, una moneta dell’epoca, presumibilmente un ex voto della marchesa della Planargia, committente della statua».

Il secondo lotto ha interessato, invece, l’edificio di culto (uno dei due, in tutta l’isola, ad essere dedicato al martire di Antiochia), reso possibile per le sovvenzioni del Comune di Sindia. Nella chiesa, consacrata presumibilmente nel 1668 (anno inciso sia nella chiave di volta dell’arco del portale principale, cui rimanda un’arma gentilizia del vescovo di Bosa Sotgia Serra presente nella pala d’altare), i lavori sono consistiti nella pulitura delle superfici murarie e nel ripristino dell’impiantistica. «Ora – prosegue don Secchi – stiamo per partire con il terzo lotto, finanziariamente possibile anche grazie al contributo della Fondazione di Sardegna e alla partnership di Diocesi e Soprintendenza, che sarà articolato in due fasi: la prima finalizzata al restauro del retablo ligneo; la seconda funzionale al recupero delle quattro tele raffiguranti Padri della Chiesa, e per le quali si renderà necessario un lavoro più raffinato che non può prescindere dall’individuazione preliminare dei materiali utilizzati per le superficie pittoriche». Gran parte dell’intervento verrà eseguito direttamente a Sindia, a pochi metri da San Demetrio, nei locali comunali dell’ex caseificio trasformati in un laboratorio aperto. «In questo modo – commenta, ancora, don Paolo– si eviterà di sottoporre il bene a stress ulteriori legati ad un suo eventuale trasferimento presso il restauratore e, nel contempo, il committente, cioè la popolazione sindiese, potrà apprezzare, passo passo ed in presa diretta, l’andamento dei lavori. Tutto all’insegna della massima trasparenza, perseguita fin da subito sia per il restauro che per la spendita delle risorse finanziarie». Ma vi è anche un’altra novità che il sacerdote preannuncia con particolare orgoglio: «I principali fruitori di questo cantiere aperto saranno i ragazzi delle scuole, di Sindia e non solo. È fondamentale che tutti, ma i giovani in particolare, prendano piena coscienza dell’importanza dei beni culturali identitari e della loro salvaguardia. Abbiamo preso contatto con i dirigenti delle scuole del territorio, di ogni ordine e grado, e ricevuto adesioni convinte ad un progetto che prevede che la ditta di restauri apra il cantiere alle scolaresche almeno due volte al mese, illustri i lavori in atto e, in un certo senso, faccia partecipare gli studenti al restauro. Una procedura insolita giacché, di norma, i restauri vengono realizzati in laboratori quasi blindati, da cui il bene esce solamente una volta terminati i lavori. Credo sia un bel segnale di novità che risponde al principio, per fortuna sempre più condiviso e che io perseguo con convinzione, che un bene sia tanto più custodito e tutelato quanto più è noto».



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