La Nuova Sardegna

Nuoro

Tortolì, tentato omicidio svolta grazie ai tabulati

di Giusy Ferreli
Tortolì, tentato omicidio svolta grazie ai tabulati

Nell’inchiesta per l’aggressione di Murgioni fondamentali i riscontri genetici La Procura dei minori chiede il rinvio a giudizio per un conoscente della vittima 

20 novembre 2018
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TORTOLÌ. C’è un accurato lavoro di indagine dietro la svolta nell’inchiesta sul tentato omicidio di Maurizio Murgioni, l’operaio di Villanova Strisaili accoltellato nella zona industriale di Tortolì nell’estate del 2014. Indagini che hanno portato all’iscrizione di un giovane del luogo, all’epoca dei fatti minorenne, nel registro degli indagati.

Il ragazzo è in procinto di comparire, a febbraio, davanti al gup del Tribunale dei minori di Cagliari su richiesta della Procura. In un primo momento, l’attenzione dei poliziotti del commissariato tortoliese si era appuntata su un episodio accaduto la stessa sera: un giovane era andato a sbattere deliberatamente contro un muro e questo fatto era stato interpretato come un gesto di rimorso per l’aggressione avvenuta poco prima. Questa pista venne abbandonata rapidamente dalle forze dell’ordine che, subito dopo, passarono al setaccio le frequentazioni della vittima, finita all’ospedale di Lanusei con due ferite di coltello al fianco e alla coscia e una bastonata in testa. I poliziotti incrociarono i dati dei tabulati telefonici allo scopo di individuare le persone che, negli ultimi tempi, più avevano avuto a che fare con il 26enne. Fatto ciò passarono a confrontare il materiale genetico rinvenuto sul passamontagna con le persone individuate. Sul passamontagna che Murgioni era riuscito a sfilare durante la colluttazione al suo aggressore erano rimaste, infatti, tracce biologiche rilevate dalla polizia scientifica. L’operaio nonostante le ferite riuscì a divincolarsi e a scappare dal teatro dell’agguato.

Provvidenziale si rivelò l’incontro con un automobilista che lo prese a bordo, mentre il sangue usciva copioso dalle due ferite. Raggiunto il commissariato, l’allora dirigente Leonardo Cappetta chiamò il 118 e avviò immediatamente le indagini, culminate con una richiesta di rinvio a giudizio con l’accusa di tentato omicidio con l’aggravante della premeditazione.

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