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A Nuoro: «Io, invalida e sotto sfratto con mio figlio autistico»

A Nuoro: «Io, invalida e sotto sfratto con mio figlio autistico»

Malika ai primi di dicembre dovrà abbandonare l’appartamento di via Magellano. La donna si è rivolta ai servizi sociali e in parrocchia: «Sono disperata. Aiutatemi»

21 novembre 2018
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NUORO. I ricordi di una vita intera sono stati inscatolati con cura, in attesa dello sfratto che, inesorabile, arriverà ai primi di dicembre. I ricordi (e le speranze) sono quelli di Malika Sabri, 51 anni di origini marocchine ma con passaporto italiano, e dei suoi due figli. Poliomielitica dall’età di sei anni, vive questi giorni di attesa snervante in preda alla disperazione: la famiglia il 3 dicembre dovrà lasciare la sua casa di via Magellano. L’abitazione, per una lunga serie di peripezie economiche, è stata messa all’asta dal tribunale di Nuoro e venduta per appena 16mila euro lo scorso giugno. E ora Malika e i suoi figli, due gemelli di 18 anni di cui uno con una grave disabilità, non hanno dove andare.

Il racconto della donna è una tra le tante storie di ordinaria disperazione. La donna, originaria di Casablanca, sposa un italiano e mette al mondo due bimbi. Nel 2005 si trasferiscono nell’abitazione di via Magellano. Nel frattempo il matrimonio naufraga e la situazione economica precipita sino a quando la casa, adattata alle utilizzo da parte di persone disabili, non viene pignorata e venduta all’incanto. La trafila burocratica fa il suo corso e di recente arriva l’ingiunzione di sfratto che fissa la data dello sfratto per il 3 dicembre. La scadenza si avvicina e lei non sa più a che santo votarsi. Dapprima tenta una mediazione con l’attuale proprietario della casa tramite la Curia ma questo tentativo si risolve con un nulla di fatto. La donna si rivolge quindi ai servizi sociali del Comune di Nuoro in cerca di una sistemazione alternativa.

Sistemazione difficile da trovare proprio per le esigenze di Malika e di suo figlio autistico. A onor del vero l’amministrazione comunale guidata da Andrea Soddu una proposta l’ha fatta: un piccolo alloggio popolare nelle palazzine di via Togliatti. Ma questa sistemazione – secondo la donna – non tiene conto dei problemi di salute. «La proposta che mi è stata fatta è abitare in uno degli appartamenti che si trovano in un edificio a più piani. Non è adatta a due disabili gravi quali siamo io e il mio ragazzo: mi muovo con grande difficoltà e i gradini sono ostacoli insormontabili», racconta Malika, che in preda allo sconforto non riesce a trattenere le lacrime. «Non so cosa fare, sono angosciata. Ci serve una mano d’aiuto», dice ancora la donna che dopo lo sfratto verrà ospitata per qualche giorno in albergo a spese del Comune. «Dopo – conclude – ci ritroveremo in strada». Malika però non è sola. Del suo caso disperato si sta occupando don Piero Borrotzu. Il sacerdote che guida la parrocchia della Beata Maria Gabriella non è nuovo a casi di questo genere. Tante persone hanno bussato alla sua porta in cerca d’aiuto. «Stiamo cercando una soluzione per questa famiglia. La sua è una situazione grave, e purtroppo – dice il sacerdote – non è l’unica». Il suo è un caso tra tanti ma la sua vita è sospesa in attesa dello sfratto. (g.f.)

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