La Nuova Sardegna

Nuoro

Alluvione, scontro in aula sull’ordine di sgombero

di Kety Sanna
Alluvione, scontro in aula sull’ordine di sgombero

Ricostruito il dramma del 2013. La Prefettura: «Questa non vuole evacuare». Il sindaco di Torpè: «Non io ma i residenti»

27 novembre 2018
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NUORO. «La diga Maccheronis rischia il collasso e il paese di essere inondato. Occorre far evacuare la popolazione». È il pomeriggio del 18 novembre 2013, si è in piena emergenza alluvione. Dopo una prima telefonata delle 18,50 alla sala operativa dell’Unità di crisi attivata in prefettura, una funzionaria della Sori (sala operativa integrata della Protezione civile regionale) alle 21,11 annuncia l’arrivo dell’ondata di piena e chiede se siano stati avvisati i sindaci dei paesi interessati a dare l’ordine di sgombero ai cittadini. Dalla sala operativa barbaricina però, risponde l’allora prefetto facente funzioni, Pietro Pintori che dice: «Si, ma questa non vuole evacuare», quasi a volersi rivolgere alla sindaca del paese.

Una conversazione registrata e sentita durante l’udienza del processo dell’alluvione Cleopatra, che ha provocato nervosismo e suscitato l’immediata reazione della prima cittadina di Torpè, Antonella Dalu, che presente in aula, attraverso il legale ha chiesto e ottenuto di poter rilasciare dichiarazioni spontanee davanti al giudice monocratico Giorgio Cannas, al pm Emanuela Porcu, alla lunga lista degli avvocati dei 61 imputati (accusati a vario titolo di diverse omissioni e qualcuno della morte di due persone), alle parti civili e ai responsabili civili. Con la voce scossa dalla situazione, ha ripercorso quei drammatici momenti.

Poche parole per mettere in chiaro la sua posizione: «Quel giorno in Comune avevo attivato il Coc e allertato i cittadini. Nel pomeriggio, dopo esser stata contattata dalla Sori, avevo chiamato il vice prefetto Vincenzo D’Angelo e gli avevo comunicato l’inizio dell’attività di evacuazione nonostante avessi difficoltà con diversi cittadini che opponevano resistenza. Lui mi aveva detto di rivolgermi alle forze dell’ordine che mi avrebbero dato rinforzo». Quella di ieri è stata un’udienza carica di tensione soprattutto per i testimoni che hanno dovuto deporre in presenza di un legale, perché in una fase delle indagini erano stati indagati e sentiti a sommarie informazioni come persone informate dei fatti.

Sia il prefetto Pintori che D’Angelo, hanno risposto alle domande del pm e delle parti, sottolineando di continuo l’eccezionalità dell’evento che cinque anni fa ha causato la morte del poliziotto Luca Tanzi inghiottito, insieme ai colleghi che viaggiavano sul fuoristrada di servizio, da una voragine che si era aperta sul ponte di Oloè, e della pensionata 88enne di Torpè, Maria Frigiolini, morta nella sua abitazione a seguito dell’esondazione della diga. Quel giorno nella sala operativa del palazzo di via Deffenu a coordinare la macchina degli interventi c’era il vice prefetto D’Angelo che insieme al capo di Gabinetto della questura e ai responsabili delle varie forze dell’ordine, hanno cercato di affrontare al meglio l’emergenza che si è venuta a creare in meno di tre ore.

«Avevamo ricevuto l’avviso di allerta rossa dal 17 novembre per il giorno successivo – ha detto il vice prefetto – ma la mattina del 18 le uniche situazioni gravi erano state segnalate a Orgosolo, per la caduta di un silos nell’area della diga, e lungo la Nuoro–Lanusei per l’allegamento della strada al passo di Correboi. Nel primo pomeriggio però, la situazione si è aggravata fino a precipitare nel giro di poco tempo. Io ero sempre in contatto con i sindaci dei paesi della provincia che chiamavano di continuo per chiedere rassicurazioni sul tipo di interventi che stavano attuando. Il problema per tutti era che in quella giornata l’isola intera, eccetto il Logudoro, era stata investita dal ciclone. Occorre far presente – ha aggiunto D’Angelo – che non tutti i paesi avevano un piano di protezione civile. Nuoro l’aveva adottato l’anno prima ma non c’erano certo indicate le varie figure e i ruoli di competenza. Oggi le cose sono cambiate. Ovviamente – ha sottolineato il funzionario della prefettura – la nostra centrale operativa non poteva fare fronte a tutto e supervisionare ogni azione e movimento di quella giornata».

E alle domande dei difensori che gli hanno chiesto a chi spettasse la competenza dei controlli sulle strade e chi avesse coordinato la pattuglia su cui viaggiava il poliziotto Luca Tanzi, il vice prefetto ha risposto: «La competenza era delle forze dell’ordine e per quanto riguarda il coordinamento dell’attività, in quel caso dei poliziotti, spettava alla Questura, come del resto avevano fatto tutti gli altri comandi nel disporre l’attività dei propri uomini. Certo è – ha aggiunto Vincenzo D’Angelo – se avessimo registrato incidenti il 19 la situazione sarebbe stata ancora più grave».
 

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