La Nuova Sardegna

Nuoro

Ispra: «L’aquila del Bonelli è innocua»

Ispra: «L’aquila del Bonelli è innocua»

Lodè, l’istituto rassicura gli allevatori: «Non riuscirebbe a sollevare un agnello»

02 dicembre 2018
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LODÈ. Dalle montagne di Bitti all’interno del parco regionale di Tepilora, le aquile del Bonelli si sono spostate in varie parti del territorio regionale. Munite di trasmettitore Gps, i primi cinque esemplari arrivati nell’isola grazie al progetto Aquila a-Life, sono costantemente seguiti nei loro movimenti e monitorate dal personale dell’Ispra. Le aquile, battezzate con i nomi di Abbalughente, Posada, Helmar, Nurase e Tepilora, sono arrivate da Spagna e Francia ancora pulli e sono state amorevolmente accudite nella voliera realizzata all’interno di un cantiere forestale di Bitti. Prima di concedere loro la libertà, i ricercatori, hanno applicato sul dorso dei trasmettitori satellitari che inviano informazioni in tempo reale sui loro spostamenti.

Ma oltre al controllo radio che è comunque fondamentale per conoscere gli areali preferiti dei rapaci, c’è anche quello che viene effettuato a terra dagli esperti dell’Ispra e dal personale di Forestas e del corpo Forestale regionale. I timori sono infatti che qualche allevatore, possa allarmarsi dalla presenza dei rapaci in volo vicino alle greggi mentre in altre regioni italiane si sono verificati durante la stagione venatoria fenomeni di pericolo per i rapaco. L’Ispra tiene a ribadire che le aquile del Bonelli, non possono arrecare alcun pericolo al bestiame visto che si nutrono di uccelli e piccoli mammiferi. La loro alimentazione è infatti costituita quasi prevalentemente da quaglie, colombacci, corvidi, ratti, conigli e lepri. Malgrado un’apertura alare che negli esemplari adulti può arrivare sino ad un metro e sessanta, le aquile del Bonelli non riuscirebbero a sollevare da terra un agnello o un capretto e quindi non possono in alcun modo, causare la loro morte. La nota informativa dell’Ispra si è resa necessaria dopo che alcune settimane fa nelle campagne di Lodè era stata rinvenuta una pecora morta nei pressi di un ovile alle pendici del Montalbo. Nessun nesso quindi tra le cause della morte dell’ovino e la liberazione dei cinque esemplari di aquila del Bonelli. (s.s.)

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