La Nuova Sardegna

Nuoro

Santu Pedru, la mappa dei ruderi del quartiere

di Giusy Ferreli
Santu Pedru, la mappa dei ruderi del quartiere

Decine gli edifici disabitati a rischio crollo: molti sono privati, alcuni pubblici Il Comune vorrebbe rivitalizzare la zona con l’intervento dell’agenzia Area

04 dicembre 2018
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NUORO. Ieri mattina di buonora gli operai del Comune erano al lavoro per rimuovere i detriti da via Sassari, la viuzza di Santu Predu teatro del crollo di un muro di granito di una vecchia casa. Ma per un’emergenza risolta (al sindaco Andrea Soddu non rimane altro da fare che attendere le verifiche dei vigili del fuoco che dovranno stabilire della pericolosità di ciò che resta di casa Manca per procedere con l’ordinanza di demolizione), tanti altri edifici diroccati potrebbero cadere. Il centro storico del capoluogo barbaricino è costellato da decine e decine di immobili disabitati (molti privati, altri ancora in capo al patrimonio pubblico) che rischiano di venir giù. Che dire, ad esempio de “sa dommo de ziu Jubanne Gabriele”?

Di una delle case più antiche di Nuoro, che si trova alla fine di via Chironi, rimane poco o nulla. Il muro è solcato verticalmente da una profonda crepa. E sono in tanti scommettere che non passerà molto tempo prima che frani così come è accaduto alla casa che si trova a due passi dal museo di Grazia Deledda. Nella mappa delle emergenze del centro storico c’è anche “su dazieddu” di via Ballero (un altro identico si trova sotto viale Ciusa, entrambi servivano per far pagare il dazio a chi arrivava a Nuoro) dismesso da oltre cento anni. Da più di un anno è stato venduto per meno di diecimila euro a un privato che avrebbe voluto adibirlo a rivendita di formaggi. Ma la pratica per il cambiamento di destinazione d’uso si è arenata e la mancata trasformazione urbanistica in locale commerciale. C’è poi un edificio la cui proprietà è in parte del Comune. Acquisito negli anni sessanta per allargare la solita via Chironi, venti anni dopo è stato restaurato. Attualmente abitano due famiglie mentre il semiinterrato è utilizzato da una società sportiva di quartiere. La ristrutturazione dell’edificio, conosciuto come ex casa Prevosto, è un esempio virtuoso di come si possa rivitalizzare il centro storico in chiave antispopolamento ma da qualche tempo le transenne segnalano un cornicione da restaurare. In fondo al vicolo, vicino alla chiesetta di Santa Croce si trova un’altra casetta pericolante. Altri esempi si possono “ammirare” in via Onnis, in via Sulis e in via Marconi. Cosa fare dunque di tutti questi edifici disabitati, preda dell’incuria e dell’abbandono, rischiosi tra le altre cose anche per l’incolumità delle persone?L’amministrazione comunale, che combatte da tempo con il profondo rosso dei suoi conti, non ha le risorse per acquisire tutti gli immobili disabitati. Potrebbe però farlo Area, l’agenzia regionale per l’edilizia abitativa. E in questa direzione si è mosso il primo cittadino con una richiesta specifica presentata tramite l’Anci ai vertici di Area. La missione di Soddu è quella di riqualificare i centri storici attraverso l’azione dell’agenzia che, anzichè investire nella costruzione di nuovi edifici, potrebbe avviare un progetto edilizio per restaurare e riqualificare le case già costruite e in stato di abbandono. «Un buon recupero di questi edifici – ha sottolineato a questo riguardo il sindaco Soddu – garantirebbe la messa in sicurezza di queste zone e allo stesso tempo agevolerebbe il ripopolamento dei centri storici delle nostre città». Un piano di questo tenore potrebbe trasformare il nucleo originario della città in un gioiellino urbanistico ed evitare il fenomeno dello spopolamento, ma per farlo occorrono risorse che la città non ha. «Le amministrazioni locali – è il grido d’aiuto del primo cittadino – da sole non possono occuparsi di questo problema». C’è poi il fattore tempo. Ogni giorno che passa è un pesante insulto alle strutture che hanno resistito al passare del tempo. Ma è impossibile che rimangano così ancora a lungo. E allora rimarrà davvero poco a testimoniare il passato di Santu Predu.

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