La Nuova Sardegna

Nuoro

Le Storie liberate incantano gli studenti

di Luca Urgu
Le Storie liberate incantano gli studenti

Pienone al teatro Eliseo per l’incontro dei ragazzi con Piero Marras. Dibattito sulla realtà del mondo carcerario

06 dicembre 2018
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NUORO. Storie che diventano poesia. E poi poesie in musica, ovvero canzoni. Hanno tutte il dono di emozionare perché sanno toccare le corde più delicate e sensibili, quelle del cuore e dell’anima. Ci sono voluti quattro anni e un attento studio su un materiale copioso che rischiava di scomparire assieme a quelle mille vicende, quasi tutte dolorose. Un’esistenza degli ultimi, i detenuti reclusi nelle carceri sarde da fine Ottocento fino a tempi più recenti, e in particolare nelle otto colonie penali agricole dell’isola, oggi sono tre quelle rimaste operative (Mamone, Is Arenas e Isili) contenute nei fascicoli polverosi e ingialliti degli archivi dei penitenziari.

A riesumarle e a mettere ordine sono stati il documentarista Vittorio Gazale e il cantautore Piero Marras supportati da tante altre mani invisibili, ma preziosissime, quelle dei tanti detenuti che hanno partecipato al recupero di queste storie ricostruite attraverso fascicoli, lettere, alcune mai giunte ai destinatari perché censurate dalle autorità carcerarie per i più svariati motivi. Ieri al teatro Eliseo di Nuoro colmo di studenti degli Istituti cittadini, a loro volta protagonisti di un progetto che li ha portati a stretto contatto con l’universo della detenzione, Piero Marras e Vittorio Gazale, hanno raccontato con parole, immagini ma soprattutto con la musica il lavoro artistico musicale sulla detenzione dal titolo “Storie liberate/Istorias”. Un doppio cd in sardo e in italiano che ha dato voce a quelle esistenze, troppe volte mute. Non solo detenuti, ma anche storie di agenti penitenziari, in alcuni casi dei veri e propri martiri, vittime di un destino infausto e violento. Anche a loro il cantautore nuorese, ha dedicato una bella lirica che ricorda quelle vite spezzate. Marras, che anche ieri con orgoglio ha rivendicato l’appartenenza alla sua Nuoro, è entrato anima e corpo in quelle storie. Visitando le strutture, quasi respirando l’aria e l’atmosfera di quei luoghi dove quelle esistenze hanno trascorso tanti anni di detenzione. E alcuni in molti casi non sono più tornati alle loro case e tra i loro affetti. L’evento in città è stato voluto dall’assessore alla Cultura Sebastian Cocco che ha esordito esortando gli studenti a una riflessione sul mondo del carceri sottolineando come questa realtà non sia affatto lontana da noi. «Affrontare il tema sulla vita delle persone che abitano il carcere è sempre di estrema attualità e vederlo raccontato attraverso la lente di un artista ci aiuta a capire e incontrare il mondo dei detenuti in maniera più naturale e semplice, senza pregiudizi e paure», ha detto Cocco. Vittorio Gazale e il maestro Marras hanno catalizzato l’attenzione degli studenti per oltre due ore nel racconto della genesi del grande lavoro svolto e poi confluito nel doppio cd con 17 storie canzoni, pubblicato e distribuito proprio in questi giorni da La Nuova Sardegna. «Abbiamo coinvolto i detenuti non per spostare dei pacchi, ma per interpretare questi documenti e le tante lettere. Poi gli archivi sono tornati in luce anche grazie alla loro esperienza – ha rimarcato Gazale –, poi, tutto questo materiale lo abbiamo conservato attraverso la digitalizzazione».

Sul palco prima che salisse Piero Marras per la sua performance anche Mariantonietta e Nicolò e l’insegnante Anna Cacciatori. Belle anche le loro testimonianze su quel mondo che hanno imparato a conoscere attraverso dei progetti scolastici sia a Badu’ e Carros che a Mamone. Inutile sottolineare che la magia della musica ha completato il percorso. Piero Marras si è seduto davanti al pianoforte e con voce magnetica ha iniziato il viaggio poetico e musicale a tratti struggente. Quelle note e parole in rima le ha partorite con un travaglio interiore. «Anche io mi sono sentito un carcerato, leggevo come se fossi anche io dentro». Ha iniziato con la storia di Mino, il paracadutista della Nembo che al tempo della guerra venne arrestato a Gonnosfanadiga condannato a 15 anni di carcere perché per fame aveva rubato una pecora. Per concludere con la storia dal sound più tribale di Pauleddu, il pastore che scontò 20 anni che con le sue capre aveva un’intesa incredibile. In mezzo tante altre storie di sofferenza e di sentimenti veri, che anche il carcere non è riuscito a cancellare.

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