La Nuova Sardegna

Nuoro

Il cantiere finisce sotto sequestro

di Paolo Merlini
Il cantiere finisce sotto sequestro

Decreto della Procura di Nuoro nei confronti dell’impresa che sta realizzando un nuovo edificio commerciale in via Don Bosco

09 dicembre 2018
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NUORO. Nuove grane per il costruttore Mauro Carboni e per l’edificio destinato a uffici e locali commerciali che sta realizzando in via Don Bosco, lungo il cosiddetto asse attrezzato dove si concentrano numerose attività imprenditoriali. Da venerdì il cantiere è sotto sequestro in base a un decreto della Procura della Repubblica. All’impresa di Carboni, l’Immobiliare Nuova, viene contestato il mancato adempimento della messa in sicurezza dell’area dell’edificio a ridosso delle vie Don Bosco e Marongiu, proprio quelle in cui il 22 marzo scorso, durante un periodo di piogge intense, si era verificato uno smottamento del manto stradale e del marciapiede tale da portare la polizia municipale a vietare il transito delle auto su quel lato della carreggiata. Contestualmente al sequestro del cantiere, la Procura ne ha disposto l’affidamento in custodia giudiziale al direttore dei lavori della stessa impresa.

Ieri, dopo mesi di sostanziale paralisi dei lavori e dopo il sequestro che sospende di fatto ogni attività edilizia, il titolare dell’impresa ha voluto rendere pubblica la propria versione dei fatti attraverso l’avvocato Francesco Carboni. Il legale premette che sull’edificio in questione pende il giudizio del Tar di Cagliari, al quale l’impresa si è rivolta per un altro provvedimento del Servizio urbanistica del Comune di Nuoro, ovvero la diffida a demolire le opere sinora realizzate in quel tratto di via Don Bosco per omessa comunicazione di inizio dei lavori. Il geometra Mauro Carboni sostiene al contrario che si tratti di un problema dovuto alle procedure informatiche che regolano il rapporto tra imprese e uffici.

Sul punto in questione della messa in sicurezza, invece, l’avvocato Carboni sostiene che «dopo il cedimento della strada e la conseguente ordinanza del Comune che invitava l’impresa alla messa in sicurezza dell’area a ridosso delle vie Marongiu e Don Bosco, i lavori sono stati eseguiti come indicato nel nuovo progetto approvato dallo stesso Comune. E cioè con la realizzazione di muri di contenimento sulle due strade la cui realizzazione è stata verificata dagli stessi funzionari comunali in un sopralluogo dello scorso ottobre. Ritengo che la Procura non sia stata adeguatamente informata di questo passaggio che è consistito appunto nell’approvazione del progetto di messa in sicurezza e di conformità dell’opera che è stato approvato a ottobre. In seguito abbiamo proseguito nell’esecuzione dei muri di contenimento previsti, ad eccezione di uno sperone di muro che è in corso di realizzazione».

Ma il punto che l’avvocato Carboni intende sollevare è un altro, e cioè che l’impresa è vittima a suo avviso di un paradosso burocratico (ma non solo). «In realtà i muri di contenimento delle due vie – dice Carboni – li avremmo dovuti trovare in fase di costruzione dell’edificio, perché fanno parte delle opere di urbanizzazione realizzate da un’altra impresa su incarico del Comune nel 1996. Dalle carte progettuali si evince che dovevano essere realizzati: è evidente al contrario che in più di un tratto al posto del cemento ci sia stato un riporto di terra, proprio quello che ha causato il cedimento della strada. Il paradosso è che l’impresa, per le stesse opere che ora le viene imposto di realizzare, ha già versato nelle casse comunali oneri di urbanizzazione, che interessano anche un lotto adiacente di sua proprietà, per oltre un milione di euro».

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