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Nuoro

Festa grande per il nonnino sopravvissuto al lager

Giacomo Mameli
Festa grande per il nonnino sopravvissuto al lager

Perdasdefogu, zio Vittorio Palmas conosciuto come Cazzài compie oggi 105 anni: «Sto ancora aspettando Piero Pelù che venga a chiedere scusa al paese»

16 dicembre 2018
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PERDASDEFOGU. E oggi sono 105. Centocinque anni per zio Vittorio Palmas che tutti a Perdasdefogu chiamano Cazzài (dal soprannome del padre Antonio). Ma il suo è diventato un nome noto nel mondo, dagli Stati Uniti per i servizi delle telecamere della Cnn, dal Regno Unito con la Bbc, dal Giappone con la Nippon Hoso Kyokai, con la qatarina All Jazeera dei Paesi del Golfo e via elencando le televisioni che si sono occupati di quest’uomo che è rimasto “vivo per due chili”, per i ripetuti special della Rai e di tante altre televisioni.

Un testimone vivente di ciò che è stata la barbarie nazista perché “zio Vittorio” era stato fra i prigionieri del lager di Bergen Belsen, quello di Anna Frank. E una mattina del 1944 fu pesato. «La bilancia aveva segnato 37, se avesse segnato 35 sarei finito nelle camere a gas come tanti altri, come quelli che nel camerone erano stati messi nella fila di destra».

Oggi l’eroe vivente si ritrova nella casa della figlia maggiore, Ninnetta, nel rione di Piss’e taccu, con le altre tre figlie Elena, Delia e Donatella e con uno stuolo di nipoti e pronipoti. Di primo mattino riceverà il sindaco Mariano Carta e il parroco don Luca Fadda che gli faranno gli auguri. Questo inverno rigido non lo aiuta molto nella salute ma zio Vittorio conserva sempre una stupefacente lucidità. Parla poco, ma ogni sua frase è una sentenza. Qualche giorno fa gli hanno fatto sapere che la sua storia verrà rappresentata, in un monologo teatrale interpretato dall’attore Paolo Floris, nel teatro di Villa Pamphili a Roma, tra due mesi in Spagna all’università di Malaga oltre che in molte località della Sardegna (Sassari, Ozieri, Carbonia, Lanusei, Macomer, Abbasanta, Paulilatino, Olbia, Nuoro, Tortolì in occasione della giornata della memoria). Perché tanta notorietà? si è chiesto. Ed ha aggiunto: «Non ho alcun merito, dovevo solo ubbidire a gente senza cuore, io ero comandato, uno schiavo, sono stato una vittima dell’orrore della seconda guerra mondiale. Vorrei solo che le guerre non si ripetessero».

Gli ricordano che tempo fa un cantante di nome Pelù gli aveva detto che sarebbe giunto a Perdasdefogu per chiedere scusa dopo le pesanti offese (un paese di m... ) che lo stesso Pelù aveva rivolto al paese paragonandolo – tra gli applausi della folla – a Hiroshima, Nagasaky e Chernobyl. Palmas si limita a dire: «Mi ha fatto male quella esibizione. Ma io sono stato educato, l’ho invitato a casa mia per offrirgli un dolce e un bicchiere di vino bianco. In Sardegna Pelù è venuto altre volte. Ma non ha mantenuto la promessa. Il mio paese non meritava quelle frasi assurde». Vittorio Palmas faceva il militare a Vicenza. Anziché rientrare in Italia, era stato messo su un treno e portato in Germania. Aveva vissuto i campi di prigionia di Sachenhausen e di Oranjenburg: «Ci davano una patata a pranzo e brodaglia a cena».

E ancora: «Ci facevano lavorare nelle officine, la Siemens, la Krupp guadagnavano con oggetti di morte sul nostro lavoro». Era tornato a Perdasdefogu ad agosto del 1945 “magro come un chiodo”. La prima visita al cimitero, alla tomba della moglie Fortuna: «Le avevo portato una rosa». E oggi? «Finché vivrò racconterò la guerra tonta che mi hanno fatto fare».

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