La Nuova Sardegna

Nuoro

Nuoro, un Giardino per don Muntoni

di Alessandro Mele
Nuoro, un Giardino per don Muntoni

Gli alunni del Liceo Satta hanno intitolato il loro spazio ricreativo al sacerdote ucciso a Orgosolo  

19 dicembre 2018
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NUORO. Sono trascorsi vent’anni da quel 24 dicembre quando, alle 6:40 della mattina, uno stretto vicolo di Orgosolo è diventato il Golgota di don Graziano Muntoni, rendendolo «un martire da porre al fianco della beata Antonia Mesina», come disse il vescovo Pietro Meloni annunciando l’assassinio del vice parroco originario di Fonni, in diretta da Radio Barbagia. A vent’anni di distanza nessuno ha dimenticato quelle giornate di dolore e il rammarico di un’intera Isola. Non lo hanno fatto neanche gli alunni del Liceo Satta che unitamente ai loro docenti hanno organizzato un incontro di riflessione conclusosi con l’intitolazione dei Giardini della pace, open space dell’istituto, proprio alla figura di don Graziano Muntoni. Oltre alla dirigente Carla Rita Marchetti e alla professoressa Francesca Canio, referente del progetto, tantissime personalità e alunni hanno preso parte all’incontro coordinato dal giornalista Michele Tatti, un appuntamento che è servito soprattutto a tenere vivo il ricordo del protagonista di uno dei fatti di sangue più discussi della fine del secolo scorso. «Don Graziano Muntoni – ha voluto ricordare Marchetti – è un personaggio di riferimento per la società grazie ai tanti valori che ha incarnato nella sua persona. Già da tempo abbiamo apposto una targa che lo ricorda e ultimamente il collegio dei docenti ha deliberato di chiedere ufficialmente al Comune la possibilità di riconoscere il giardino all'interno della toponomastica cittadina, richiesta già presa in considerazione dall’amministrazione».

Dopo il ricordo e la cronaca di quella terribile mattinata di morte, da parte del giornalista Michele Tatti, è intervenuta Caterina Muntoni, sorella dell’allora vice parroco di Orgosolo, che ha tratteggiato la figura del sacerdote prima di parlare di perdono: «Divenne prete a 49 anni dopo una vita dedicata alla politica e al sociale – racconta commossa – portava con sé un marchio di laicità, una marcia in più che non gli impediva di condannare le ingiustizie e l'ipocrisia ma lo esponevano a rischi rendendolo vulnerabile. Mi piace definire la sua, una pastorale di strada; forse qualcuno si è sentito minacciato da quel prete che stava fornendo un'alternativa valida al bar e hanno scelto di fermarlo. Da quel giorno la mia vita è cambiata e da quel vicolo di Orgosolo è iniziato il difficile cammino del perdono. Perdonare non è trovare attenuanti al male ne dimenticare, il perdono, secondo me, è un regalo, un atto d'amore che consente a chi ha sbagliato di ricominciare. Ci sto riuscendo? Ci sto provando con fatica e con la speranza che il sacrificio di Graziano diventi un monito per le nostre comunità affinchè quel chicco seminato porti molto frutto».

«Il perdono non è un atto dovuto ma un dono – ha detto l’avvocato Basilio Brodu – Il concetto di giustizia accostato a don Muntoni testimonia la crisi del sistema giudiziario italiano in termini di credibilità e di efficienza con una ricaduta grave sul principio di uguaglianza: a vent’anni da quel crimine non si è celebrato nessun processo e non esiste un responsabile, mancanza di movente e particolarità dell'ambiente resero impossibile un risultato giudiziario utile». Sono intervenuti all’incontro anche i sindaci di Nuoro e Fonni Andrea Soddu e Daniela Falconi, oltre a Maria Antonia Podda, sindaco di Orgosolo all’epoca dell’omicidio, che hanno sottolineato la profonda tristezza di quei giorni, mentre monsignor Mosè Marcia si è soffermato sull’importanza della pace: «Un concetto importante per comprendere l’operato di tanti sacerdoti che lavorano dal basso, nell’ombra e con poche tutele».

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