La Nuova Sardegna

Nuoro

Furto sacrilego a Nuoro, colletta fra i detenuti di Badu 'e Carros

Luciano Piras
La chiesa della beata Maria Gabriella
La chiesa della beata Maria Gabriella

I reclusi si quotano per ripagare il danno subito dalla chiesa della beata Gabriella

23 dicembre 2018
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NUORO. Appena hanno saputo del furto messo a segno nella chiesa parrocchiale della Beata Maria Gabriella Sagheddu, tra i detenuti di Badu ’e Carros è subito scattato il tam-tam. E in quattro e quattro otto, radio carcere ha diffuso la proposta partita dalla sezione Alta sicurezza: promuovere una colletta per racimolare il bottino rubato qualche notte fa dal tempio sacro di via Biasi, a poca distanza dalla Casa circondariale. Il passa parola da una cella all’altra è stato velocissimo: tant’è vero che i detenuti hanno già raccolto un po’ di soldi, mettendoli da parte per consegnarli appena possibile direttamente nelle mani del parroco don Pietro Borrotzu. «Un segnale di speranza» è il commento a caldo del sacerdote. «Questo sta a significare che la linea di demarcazione tra il bene e il male è molto sottile anche all’interno della stessa persona». «Bisogna anche riflettere sul detto comune che vuole i cattivi in carcere e in buoni fuori» punzecchia questo prete di frontiera, da sempre impegnato nella pastorale sociale e del lavoro.

Lo stesso parroco che da diversi anni ha messo su, davanti alla chiesa che guida dal 1989, una struttura pionieristica di prima accoglienza per i familiari dei detenuti e per i detenuti stessi che escono in permesso dal carcere. Lo stesso prete coraggio che sta facendo della giustizia riparativa un unico verbo civile prima ancora che cristiano, un esperimento concreto di confronto tra rei e vittime che da Nuoro sta interessando il resto dell’Italia. E forse è proprio per questo che i detenuti di Badu ’e Carros hanno reagito con tanta tempestività alla notizia del furto sacrilego. Hanno saputo, in particolare, che quel migliaio di euro rubato dalle cassette delle offerte era il frutto di una raccolta fatta qualche giorno fa tra i bambini della parrocchia per aiutare i missionari in giro per il mondo e i più poveri, magari quelli del quartiere nuorese che ingloba il penitenziario.

Ospiti più volte di don Borrotzu, sono loro, ora, i detenuti che ridanno il sorriso al parroco, già provato dalla «tristezza e lo sconcerto» che lo ha investito mercoledì scorso, vedendo quanto era successo la notte precedente nel santuario intitolato alla suora di Dorgali. Un colpo messo a segno da professionisti dello scasso, una banda di perfezionisti che conosceva a menadito la chiesa. Alleggerito il simulacro della beata Maria Gabriella Sagheddu dagli ex voto che portava quale segno di ringraziamento dei suoi numerosi fedeli, i malviventi avevano poi svuotato le cassettine delle offerte. Un migliaio di euro in soldi contanti, più il valore degli ori e argenti rubati alla beata. Entrati in azione attraverso una finestra laterale, i ladri di fede non hanno lasciato alcuna traccia di se: né impronte né alcuna immagine del sistema di videosorveglianza, dotato di ben quattordici telecamere. Sfilati i cavi con particolare maestria, stando attenti a non causare danni al sistema computerizzato, i ladri hanno rubato anche l’hard disk.

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