Mesina, dopo mesi arrivano le motivazioni della condanna a 30 anni
Il mancato deposito provocò la scarcerazione per decorrenza dei termini dell'ex primula rossa del banditismo sardo. La difesa potrà ora decidere se andare in Cassazione
CAGLIARI. Nel giugno scorso Graziano Mesina era stato scarcerato tra le polemiche e aveva fatto ritorno a Orgosolo, suo paese natale, dopo sei anni trascorsi dietro le sbarre, per decorrenza dei termini di custodia cautelare a causa del mancato deposito delle motivazioni della sentenza di condanna in appello a 30 anni per traffico di droga. Quelle motivazioni sono arrivate oggi: 174 pagine scritte dal presidente della Corte d'appello di Cagliari Giovanni Lavena in cui si stabilisce che il ricorso presentato dalle avvocate dall'ex primula rossa del banditismo sardo, Beatrice Goddi e Maria Luisa Vernier, non scalfisce il quadro probatorio raccolto dalla Direzione distrettuale antimafia che in primo grado portò alla condanna dell'imputato a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga, sentenza confermata poi in appello.
Con il deposito delle motivazioni, la difesa di Mesina potrà ora decidere se andare in Cassazione. Il provvedimento era atteso entro settembre 2018, poi era subentrata una proroga di 3 mesi ma a giugno 2019 non era stato ancora depositato. Di qui la scarcerazione, seppure con alcune prescrizioni (obbligo di firma e divieto di uscire di casa dalle 22 alle 6 mattino), che attivò anche gli ispettori del ministero della Giustizia. (ANSA)