La Nuova Sardegna

Nuoro

«No al taglio della scuola» occupato l’Alberghiero

di Giovanni Melis
«No al taglio della scuola» occupato l’Alberghiero

Desulo, otto studenti e le famiglie protestano contro la scure del provveditorato L’amarezza del sindaco Littarru: «Cagliari attrae risorse e decide la vita altrui»

16 ottobre 2019
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DESULO. «Non ci sono i numeri». E senza neppure il classico «ci dispiace». Perché l'umanità nulla può davanti alle esigenze dei tagli, del risparmio e della razionalizzazione. Questo anche a costo di eliminare il diritto a frequentare la scuola in cui ci si vorrebbe formare. Ma che per provveditorato scolastico regionale l’Alberghiero deve scomparire. Così a Desulo otto ragazzi e le loro famiglie si ritrovano ad occupare la scuola alberghiera. A fare la veglia al moribondo, come ha detto qualcuno riferito all'istituto per i servizi alberghieri Montanaru, un tempo fucina di tanti diplomati, poi laureati, E formatore di decine di ragazzi che oggi lavarano nel settore turistico, nei quattro angoli di Sardegna. Quella scuola collocata a ridosso del bosco, ridotta ormai ad un relitto fumante, dopo anni di battaglia navale contro ministero, calo delle nascite, isolamento e abbandono istituzionale. E mentre i ragazzi di sbracciano, urlano il loro disappunto per strada e sui social, occupando la scuola, sui tavoli della burocrazia scolastica è tutto chiaro: con dieci studenti, una classe non può aprire. Poco importa se alcuni di essi sono disabili e quella scuola in casa rappresenta più che un polo formativo. Davanti alla freddezza del numero rimane la solitudine di un paese che, nel corso del tempo ha perso tanto. Innanzitutto i suoi abitanti, scesi dai quasi quattromila degli anni ottanta a poco più che 2200 di oggi. Ed ogni giorno teme di ritrovarsi senza un pezzetto del suo essere. Prima i tagli ai servizi, poi ai trasporti. Ora toccherà alla banca, poi alla posta e il paese più grosso della media Barbagia, centro nevralgico per chi vuole conoscere la montagna sarda, diventa l'ennesimo deserto. Inutile per il comune lamentarsi; non vi è eco che tenga ne in provincia, ne in comunità montana ma soprattutto in regione. «Cagliari dista anni luce – commenta amaramente, il sindaco Gigi Littarru– e noi non ci possiamo teletrasportare. Non ci possiamo invocare a Nuoro, bypassato completamente dall’accentramento politico verso il capoluogo regionale che attrae le risorse e quindi il potere di decidere la vita degli altri».La lotta è impari; pesano le scelte del passato, come quella di aver optato per il ramo turistico anzichè tenere anche quello commerciale. Nel frattempo quei dieci ragazzi e i loro genitori che occupano la scuola restano appesi ad una speranza inesistente. Perché non ci sono miracoli nell'ottica ragionieristica del ministero. «Resisteremo a lungo» promettono giovani e meno giovani, alcuni dei quali proprio ex studenti del professionale. Anche se diventa sempre più dura resistere contro un nemico che non c'è, che non si scorge neppure. La sua scure è quella dei piani sulla scuola. Niente numeri, niente classe". Ed un paese che lentamente muore con le speranze disilluse di coloro che dovrebbero assicurargli sopravvivenza, ma che invece paiono destinati ad una inesorabile migrazione.

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