La Nuova Sardegna

Nuoro

I medici rifiutano Lanusei ortopedia chiude i battenti

di Giusy Ferreli
I medici rifiutano Lanusei ortopedia chiude i battenti

Doccia fredda per i cittadini: gli specialisti disponibili hanno scelto altre Assl Il sindaco Burchi: «La Regione intervenga, così si nega il diritto alla salute»

19 ottobre 2019
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LANUSEI. Le speranze che l’intero territorio ogliastrino riponeva nella riapertura definitiva del reparto di Ortopedia dell’ospedale di Lanusei si sono infrante contro un muro. È il muro di no che gli specialisti dichiarati idonei al concorso dell’Ats hanno opposto alle richiesta dell’azienda di coprire i quattro posti in pianta organica necessari a far funzionare a dovere l’unità operativa del Nostra signora della Mercede, chiuso per ben tre volte in pochi mesi per mancanza di medici.

Nemmeno un ortopedico ha accettato di trasferirsi in Ogliastra e, mentre i vertici dell’Ats stanno valutando la possibilità di un piano B, magari facendo ricorso al comando del personale per un periodo di tre mesi, quell’esile filo di speranza ha lasciato il posto all’amarezza e alla rabbia. L’ultimatum dell’azienda unica agli specialisti – chiamati a scegliere tra le sedi di Nuoro, Lanusei, Olbia e Carbonia – non ha sortito l’effetto sperato e ora si brancola nel buio, in attesa di capire se e quando ortopedia (che lavora con appena tre medici) chiuderà definitivamente i battenti.

Principale interprete dello sgomento che ha colto il territorio, il sindaco di Lanusei e presidente della conferenza sociosanitaria territoriale Davide Burchi. Che dopo aver rotto gli indugi e aver dichiarato finito il tempo del confronto, alla notizia del gran rifiuto degli ortopedici ha preteso soluzioni concrete dalla politica. “Siamo in emergenza e come tale questa situazione insostenibile va affrontata” ha tuonato l’amministratore comunale chiamando in causa Regione, Governo e persino la Costituzione. “Chi riveste ruoli di governo a Cagliari e a Roma – ha incalzato Burchi – ha il dovere di garantire il diritto alla salute dei cittadini ogliastrini. Non so come questo potrà essere attuato ma le istituzioni devono dare riposte immediate: a rischio non è un solo reparto, che chiude e apre a singhiozzo, ma l’intero presidio”.

Con la spada di Damocle della chiusura operano anche le equipe di chirurgia e rianimazione. A breve, se non dovessero trovarsi anestesisti disposti a lavorare in convenzione con il reparto potrebbero persino saltare gli interventi chirurgici programmati.

Ora tutto gli sforzi sono concentrati sulla manifestazione del 26 ottobre. Una protesta di piazza che si preannuncia senza precedenti, avvallata da comitati, associazioni dei malati e sindacati. “Questa mobilitazione non si limita ad una semplice passerella per protestare in difesa del nostro ospedale ma riguarda il futuro del nostro territorio” hanno detto i portavoce del comitato “Giù le mani dall’Ogliastra” che ha rivendicato, al pari degli amministratori locali, l’autonomia sanitaria e amministrativa. “Dobbiamo far recepire – hanno detto ancora gli attivisti del sodalizio che da anni si batte in difesa dei servizi sanitari - non soltanto le grida di disperazione ma dobbiamo cercare di instaurare un discorso costruttivo che passi prima di tutto per l’avere una nostra Asl”.

L’appuntamento è stato fissato per le 9.30 di sabato prossimo in piazza Marcia a Lanusei.

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