La Nuova Sardegna

Nuoro

Il ritorno dell’astore al monte Ortobene

di Antonio Pisanu
Il ritorno dell’astore al monte Ortobene

L’esperimento di due nidi artificiali va a buon fine: una famiglia dei rapaci ripopola così il cielo sopra il Redentore

19 ottobre 2019
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NUORO. Per lunghi anni, per diversi decenni, ho cercato prove di nidificazione dell’astòre (accipiter gentilis arrigonii) sul monte Ortobene, il monte di Nuoro e dei nuoresi. L’ho percorso in lungo e in largo in tutte le stagioni, da solo o con qualche amico fidato (soprattutto da solo in verità), ma ho sempre raccolto solamente piccoli indizi oppure fugaci avvistamenti: presenza di nidi zero assoluto. Ero giunto a pensare che il grande incendio del 1971 (bruciati circa ottocento ettari e provocato la morte di un pastore) avesse alterato talmente l’habitat e distrutto gli alberi dove nidificava per cui l’astòre avesse abbandonato il territorio quale zona di riproduzione. Alcuni anni fa ho cominciato a frequentare Daniele Lorrai, trent’anni esatti meno di me, ottimo fotografo e, soprattutto, una passione folle per la natura. D’altronde “se non son matti non li vogliamo”.

Con lui abbiamo rinnovato e potenziato le ricerche che ci hanno portato a scoprire come sia aumentata la popolazione di sparvieri e martore, ormai entrambi molto diffusi e, infine, non trovando astori, abbiamo preso la decisione di costruire dei nidi artificiali su grandi alberi situati in zone che ritenevamo idonee. Nella tarda primavera del 2016, scelti tre siti, due su leccio e uno su pino, abbiamo sistemato delle piattaforme di rami sul terzo superiore della pianta e abbiamo incrociato le dita...

Ovviamente il primo anno non è successo niente perché la stagione riproduttiva era già avviata e altrettanto è avvenuto nelle stagioni 2017 e 2018, tant’è che due dei nidi erano visibilmente malconci e semidistrutti dalle intemperie a tal punto che si è resa necessaria una ristrutturazione e l’aggiunta di robusti inserti in bambù. Avevamo quasi perso le speranze quando, durante l’inverno 2018/ 2019, cominciammo a notare indizi di presenza costante di astòri proprio nella zona che ritenevamo meno opportuna perché molto trafficata. E che traffico!

Ricordo che, mentre Daniele era appollaiato tra i rami intento a costruire (stavolta era il suo turno), dovetti abbandonare furtivamente la mia postazione d’appoggio e nascondermi tra gli arbusti perché lungo il sentiero sopraggiungevano tre donne sulla quarantina con piccolo terrier a seguito.

Passo spedito, tuta da ginnastica regolamentare e parlantina fitta a volume medio-alto. Procedevano verso Nuoro in assoluto relax. Inutile dire che Lorrai non mosse neanche una palpebra: si trasformò in ramo! Il lavoro era quasi al termine quando mi dovetti mettere prudentemente a lato del sentiero per evitare di esser travolto da un’orda schiamazzante di ragazzi sulle loro bici super moderne bardati come antichi cavalieri, onde proteggersi nelle non rare cadute e con l’immancabile Go-pro sul casco per poter lanciare sul web le prove delle loro imprese. In fila indiana percorsero “a bomba” il leggero pendio per scomparire in un soffio come risucchiati dai cespugli. Forse sono stato intravisto di sfuggita attraverso casco e occhiali, ma senz’altro sono stato immortalato dalle piccole telecamere mentre loro si inebriavano di adrenalina. «La zona ha buona posizione e l’albero è proprio idoneo, ma con tutto questo via vai mi pare impossibile che prendano in considerazione questo sito!» avevo sentenziato con la classica prosopopea di chi si illude di conoscere a fondo gli astori: mi sbagliavo in pieno...

Infatti verso la metà di quello strano maggio irlandese che ci ha regalato il 2019, la femmina era accovacciata sul nido precedentemente rinnovato dal maschio e sbirciava furtivamente ogni qualvolta qualcuno percorreva il sentiero distante appena sei metri scarsi dalla base dell’albero! Ragionandoci bene ai selvatici interessa soprattutto aver abbondanza di cibo e non avere disturbo diretto: i tanti nidi di colombaccio, tortore dal collare, merli, ghiandaie ed altri che nidificano nelle nostre città ne sono la prova tangibile. Anche nel nostro caso la gente percorre quotidianamente il sentiero senza badare a quanto succede sulle loro teste: è così profondamente immersa ed appagata della propria attività che non si sogna di indagare sugli altri che “vivono il monte”, persone o animali che siano.

Dal canto nostro abbiamo ritenuto opportuno ridurre al massimo il disturbo evitando di farci vedere spesso nei pressi del nido e soprattutto di “piazzargli il binocolo addosso” perché è una situazione poco gradita ai rapaci in cova e contemporaneamente non volevamo rendere di pubblico dominio il nostro piccolo tesoro. In questi casi la riservatezza è una condizione basilare per l’esito positivo dell’operazione. La stessa che hanno dimostrato i due astori che osservavano rigoroso silenzio durante ogni loro attività: si rendevano conto istintivamente che la zona era molto frequentata? Ci piace pensarlo ma non ne abbiamo le prove. Comunque a quel punto il nostro compito poteva dirsi concluso, il resto spettava alla natura.

E la natura coerentemente ha fatto il suo corso. La coppia ha portato a termine l’allevamento di tre robusti nidiacei che si sono involati regolarmente durante l’estate grazie al contributo involontario, ma imprescindibile di parecchie ghiandaie, giovani colombacci, merli ed altri volatili la cui attuale abbondanza ci lascia ben sperare riguardo a future nidificazioni. Sicuramente qualcuno particolarmente attento si è accorto del nido ma non ha voluto diffondere la notizia e di questo gliene siamo grati. Dopo parecchi anni di delusioni, il ripresentarsi di condizioni ambientali favorevoli, la nostra ostinazione e una buona dose di fortuna hanno portato al risultato a lungo sognato. Una cosa è certa: mai smettere di insistere e crederci anche quando la meta sembra essersi ormai dissolta!

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