La Nuova Sardegna

Olbia

Mediterraneo da salvare, vince il modello Tavolara

di Luca Rojch
Mediterraneo da salvare, vince il modello Tavolara

L’area marina protetta presenta nuovi progetti in vista della stagione estiva. Un primato ambientale: nei suoi fondali c’è il più alto fattore di crescita dei pesci - FOTO

30 aprile 2013
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OLBIA. Il più grande laboratorio scientifico del territorio non ha pareti, né lavagne. I suoi scienziati più che il camice bianco indossano la muta e la maschera. Il campo di sperimentazione è tra cielo e mare. L’Area Marina protetta di Tavolara diventa sempre più un punto di ricerca internazionale, un centro all’avanguardia in cui si studiano le dinamiche di sviluppo dell’ambiente e il difficile equilibrio tra natura e uomo. Compresi gli stravolgimenti legati ai mutamenti climatici, all’invasività delle attività portate avanti all’interno del territorio.

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Non solo teoria, la bontà del lavoro di ricerca e salvaguardia si può misurare a peso. L’Amp di Tavolara ha il più alto effetto riserva di tutte le aree marine del Mediterraneo. I pesci che sguazzano nella zona di protezione integrale hanno un indice di crescita di biomassa di 120 grammi per metro quadro. In altre parole le specie che si trovano nell’area in cui è vietato all’uomo entrare crescono a dismisura, in una sorta di clinica dell’ingrasso. Ma questi stessi pesci schizzano allegri anche fuori dalla zona di riserva assoluta e diventano bellezze da ammirare. Tanto da attrarre 10mila visitatori portati tra le acque tra Tavolara e Molara. Portati nei loro tour sotto il mare con maschera e macchina fotografica dai centri diving. Il successo di questo modello viene spiegato dal direttore dell’Amp Augusto Navone con un paradosso. «Le specie che crescono all’interno delle zone A nel tempo tendono a spostarsi anche in altre aree – spiega Navone –. Non solo nelle zone in cui si possono immergere i sub, ma anche in quelle in cui è permessa la pesca. Gli appassionati delle immersioni creano un indotto sul territorio di 15 milioni di euro. In altre parole una cernia morta vale 20 euro, una viva milioni di euro. Questi esemplari diventano grandi, carismatici. Basta pensare cosa significa nuotare accanto a una cernia di 25 chili, lunga un metro, questa è più o meno la grandezza degli esemplari che dalla zona A emigrano nelle aree in cui i sub possono compiere le loro immersioni». Il fattore di crescita è il più alto di tutte le aree marine del Mediterraneo. Portofino si ferma a 80 grammi.

Ma Navone spiega anche le altre novità dell’Amp. «Per prima cosa i confini dell’Area marina coincidono con quelli del Sic. Tavolara è ora anche un sito di interesse comunitario. Questo comporta una maggiore responsabilità da parte nostra per il versante a terra della zona protetta. E ha come risultato una collaborazione più stretta con la Regione che ha tra le mani i regolamenti e i finanziamenti per le aree Sic».

E proprio sulla conservazione si concentra l’attenzione degli esperti dell’Amp. Un team di super esperti informatici porta avanti la creazione di una applicazione per iPad e iPhone che guiderà i diportisti. Indicherà loro in tempo reale la possibilità di gettare l’ancora all’interno dell’Amp e il luogo in cui sarà possibile farlo. Un sistema per proteggere l’ambiente. Grazie a questa applicazione si eviterà di grattare via con le ancore la preziosissima Posidonia. Ma nello stesso tempo si dà una reale alternativa a chi utilizza il sistema delle boe di ancoraggio che hanno l’effetto di riempire il fondo del mare di cemento.

«Ma ci sono anche aspetti che monitoriamo con una certa apprensione – spiega Navone –. Come per esempio l’invasione della Caulerpa racemosa, un’alga originaria del Mar Rosso, che cresce con grande vigore nei nostri mari e minaccia di sostituirsi alla Posidonia anche a Tavolara. Il suo moltiplicarsi è legato alla tropicalizzazione delle acque. Per ora sembra difficile da contrastare. La seguiamo con attenzione e con una certa preoccupazione». Ma l’area marina si occupa anche del pianeta che esiste fuori dal mare. «Su Tavolara portiamo avanti diversi progetti – continua Navone –. Per prima cosa il fronte dunale sarà protetto con un dissuasore. Non sarà invasivo, alto appena 40 centimetri, ma servirà a difendere le dune dal calpestio. Cerchiamo di eliminare anche delle specie che non fanno parte dell’habitat di Tavolara, ma che sono state importate da chi è passato sull’isola. Per esempio l’Agave americana, o il Carboprotus, che molti in Sardegna chiamano fiori di Garibaldi. Non fanno parte della flora autoctona. Studiamo con attenzione anche i mutamenti legati ai cambiamenti del clima e gli effetti che hanno su un ecosistema delicato».

Ma l’Amp porta avanti anche altri progetti. Tra questi l’elettrificazione di Tavolara. «Sarà realizzata tutta con energia rinnovabile – spiega Navone –. Ci saranno anche dei generatori di emergenza, ma contiamo di utilizzare per la maggior parte gli accumulatori che immagazzineranno l’energia. Per realizzarlo abbiamo fatto una convenzione con i privati che gestiranno l’impianto».

@LucaRojch

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