La Nuova Sardegna

Olbia

CALANGIANUS

Folla di visitatori al museo diocesano di arte sacra

Folla di visitatori al museo diocesano di arte sacra

CALANGIANUS. All’interno del museo diocesano di arte sacra Santa Giusta, ospitato nella chiesa del Rosario, nei giorni della festa patronale i visitatori hanno ammirato alcune novità: gli oggetti che...

29 maggio 2013
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CALANGIANUS. All’interno del museo diocesano di arte sacra Santa Giusta, ospitato nella chiesa del Rosario, nei giorni della festa patronale i visitatori hanno ammirato alcune novità: gli oggetti che facevano parte del patrimonio della chiesa di San Giovanni di Liscia, chiesa campestre vicino a Bassacutena nella cui storia una parte dei calangianesi trova le sue radici.

Sono state esposte la piccola statua di San Giovanni, alcuni antichi calici, un rosario prezioso , paramenti sacerdotali ecc. Preziosità che si è preferito conservare nel museo calangianese per vari motivi. L’Ufficio diocesano dei beni culturali, diretto da don Francesco Tamponi , tiene non poco a questo museo, ove sono stati raccolti vari pezzi pregiati valorizzati al meglio. Il museo ospitato nell’antico oratorio viene aperto ai visitatori grazie ai volontari guidati da Nicoletta Melis, insegnante di lettere, che anche grazie a suoi ex alunni può offrire un servizio guida in giornate particolari in cui i turisti visitano Calangianus. Il museo è realizzato in un unico ambiente e restaurato di recente, offre al visitatore una ricca collezione che vanta pezzi del XVI-XVIII secolo che vanno dai volumi d'archivio del XVII secolo, paramenti sacri, argenteria, statue di pregio lignee, tabernacolo alla cappuccina del XVIII secolo; vesti liturgiche in seta e oro di bottega francese e ligure, e la ricca e raffinata quadreria del XIX secolo. Pezzo forte un ostensorio raggiato tardobarocco attribuito alla bottega dell'argentiere sassarese Raphael Alfani, una testa di mazza professionale, rara nel suo genere, e un porta-reliquie architettonico opera di un argentiere romano «E’ una realtà che ci appassiona sempre più - dice la professoressa Melis - perché vogliamo conoscere la nostra storia». (p.z.)

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