La Nuova Sardegna

Olbia

L’Unione dei Comuni contro Abbanoa

di Angelo Mavuli
L’Unione dei Comuni contro Abbanoa

Sotto accusa il sistema delle “bollette pazze”. I sindaci dell’alta Gallura sollecitano l’intervento immediato della Regione

17 agosto 2014
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TEMPIO. Con una forte presa di posizione, i sindaci dell’Unione dei comuni Alta Gallura (Aggius, Aglientu, Badesi, Bortigiadas, Calangianus, Luras, Luogosanto, Santa Teresa Gallura e Tempio), esprimono il loro sdegno, la loro preoccupazione e il profondo malcontento delle popolazioni dell’Unione nei confronti di Abbanoa, per quello che definiscono “il sistema delle bollette pazze”.

Per fare fronte al sempre più grave malessere sociale che sta crescendo ogni giorno di più su questo argomento, i sindaci, preoccupati, rivolgono un appello a Paolo Manichedda, assessore regionale ai Lavori pubblici, «perché voglia mettere in atto un’azione che coinvolga tutti i soggetti interessati alla questione». I sindaci chiedono anche, un incontro immediato con Alessandro Bianchi, commissario straordinario di Abbanoa, e con Maurizio Meloni, direttore dell’Ambito territoriale ottimale. «I sindaci dell’Alta Gallura pongono all’attenzione dei soggetti istituzionali e degli organi di stampa- dicono in un comunicato -, la grave situazione emersa a seguito delle numerose lamentele, inoltrate dai cittadini che si vedono recapitare da parte di Abbanoa, bollette esorbitanti ( riferite a consumi risalenti, anche a otto, dieci anni fa), accompagnate da una proposta di rateizzazione inumana che getta nella disperazione lavoratori, pensionati, disoccupati e famiglie monoreddito». Il comunicato, ricordando che la gestione dell’acqua in Sardegna, «è in mano pubblica, essendo la sua gestione affidata ai comuni sardi raggruppati obbligatoriamente in un unico Ambito territoriale ottimale», va avati così. «Essendo dunque l’acqua un bene pubblico, lo stesso va gestito e utilizzato in maniera intelligente e va pagato secondo le tariffe stabilite dai “Soggetti pubblici” che rappresentano le comunità locali e i cittadini». I sindaci dopo avere anche rivolto un invito a evitare gli sprechi del “bene acqua”, passano ad analizzare la drammatica crisi sociale ed economica che sta vivendo oggi la Sardegna.

«In queste condizioni appare bizzarro che una società a totale capitale pubblico, scarichi la propria inefficienza (si pensi solo alla mancata bollettazione di un decennio), attivandosi in maniera feroce sui lavoratori, sui pensionati e sulle famiglie monoreddito. Questo non è politicamente, moralmente e gestionalmente accettabile».

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