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L’Università per la terza età rischia la chiusura, niente fondi

Angelo Mavuli
Il palazzo degli Scolopi ha ospitato numerosi convegni organizzati dall'Ute tempiese
Il palazzo degli Scolopi ha ospitato numerosi convegni organizzati dall'Ute tempiese

L’amarezza della presidente Antona: "L’Ute offre un servizio culturale da 18 anni, ma le nostre quote non bastano per restare aperti"

09 giugno 2015
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TEMPIO. L’Ute di Tempio, Università per la terza età, fiore all’occhiello della cultura tempiese, sta per chiudere i battenti dopo 18 anni di intensa attività. Ad annunciarlo, con una lettera garbata, ma profondamente amareggiata è la stessa presidente Lina Rosa Antona che parla anche a nome dei dirigenti e degli allievi.

"In questi 18 anni - scrive la professoressa Antona -, l’Ute ha assicurato un prezioso servizio culturale e sociale a circa 2000 iscritti provenienti, oltre che da Tempio, anche da Aggius, Calangianus, Luras, Bortigiadas, Aglientu, Sant’Antonio di Gallura, Santa Teresa e Arzachena. Da due anni, inoltre, l’Ute ha attivato una sezione staccata anche all’interno del Carcere di Nuchis. Gli argomenti delle diverse aree culturali, svolti da relatori di acclarata fama e riconosciuta competenza, provenienti dall’Università di Sassari, da altri Istituti e organismi del territorio, costituiscono per gli iscritti un appuntamento bisettimanale irrinunciabile, che neppure il rigido inverno tempiese è riuscito mai a scoraggiare".

Notevolissima e costante l’attività dell’Ute, puntigliosamente documentata. "150 ore annuali, articolate in attività corsuale generale e corsi collaterali di informatica, archeologia, botanica, pittura su stoffa, decoupage, fotografia, viticoltura e frutticoltura. E ancora: attività fisica, formazione musicale di base, cucina gallurese, visite guidate a siti archeologici e naturalistici di particolare interesse ambientale, ai musei e alle mostre. Per proseguire poi con la partecipazione a importanti eventi culturali, viaggi di istruzione in Sardegna, in Italia e all’estero".

L’Ute tempiese era nata ufficialmente, fra squilli di trombe, fanfare e promesse, il 17 dicembre del 1997. Ora sta per scomparire. Sconfitta dall’indifferenza degli amministratori locali e della stessa Regione che, dopo avere istituito nel 1992 una specifica legge per sostenere in Sardegna l’attività dell’Ute, dal 2013 non eroga più un soldo.

"Stiamo andando avanti - dichiara Lina Rosa Antona -, con le nostre sole quote. Settanta euro ad alunno che non ci consentono neanche di pagare le spese e gli obblighi di legge per la segreteria. Dal 2013 non riceviamo più neanche il contributo regionale erogato tramite la Provincia. Ci è stato risposto che per questioni economiche la Regione non può più fare più fronte all’impegno assunto, a suo tempo, con apposita legge". Né vanno meglio le cose a livello locale dove il Comune non è stato in grado di assegnare all’Ute neanche un sede degna di questo nome.

"Messi in condizione di svolgere i nostri convegni nel prestigioso palazzo degli Scolopi, cosa della quale ringraziamo l’amministrazione - dice la Antona -, siamo stati però relegati, come sede istituzionale, nell’ex Gauss, di via Olbia. Senza corrente elettrica, senza riscaldamento, senza la possibilità quindi di svolgere alcuna attività. Di quanto sta accadendo, abbiamo informato il sindaco e l’assessore alla cultura. Se non succede niente, per noi sarà la fine".

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