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Olbia

Il caso

Olbia, senza acqua e aria condizionata a bordo: un gruppo di disabili denuncia EasyJet

Serena Lullia
Aerei EasyJet in partenza dall'aeroporto di Olbia
Aerei EasyJet in partenza dall'aeroporto di Olbia

Crisi respiratoria sul volo per Berlino, in pista due ore prima di decollare Una ragazza è stata ricoverata nella capitale tedesca per 5 giorni e poi per altri 20 al Giovanni Paolo II

13 luglio 2015
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OLBIA. Prigionieri del volo EasyJet Olbia-Berlino. Due ore a bollire in pista, senza aria condizionata, prima di decollare per la capitale tedesca. Una pausa forzata ad alta temperatura che ha generato il panico a bordo, in particolare nel gruppo di disabili dell'associazione di Arzachena, «Amici di Nemo». Una di loro, la giovane Giulia, è stata ricoverata a Berlino dopo una grave crisi respiratoria e al rientro in Italia ha trascorso 20 giorni nell'ospedale di Olbia. Una disavventura che è costata alla compagnia aerea una denuncia penale e una richiesta di risarcimento danni.

La disavventura. L'incubo degli «Amici di Nemo» è scritto nero su bianco sulla denuncia alla procura di Tempio firmata dal legale Egidio Caredda. L'avvocato ricostruisce i fatti. La vacanza tedesca del gruppo di 13 disabili e dei loro accompagnatori, comincia nello scalo olbiese in modo anomalo. «Una volta a bordo – spiega Caredda – il comandante, per ragioni di sicurezza, invita almeno dieci passeggeri a scendere volontariamente dall'aereo perché il velivolo ha un eccesso di peso. Un imprevisto che oltre a lasciare increduli i passeggeri comporta la sosta del mezzo sulla pista per lungo tempo. I passeggeri parlano di due ore. Senza aria condizionata, con temperature molto elevate e con conseguente carenza di ossigeno alcuni disabili accusano dei malori. Una di loro ha una crisi respiratoria e viene ricoverata a Berlino al suo arrivo».

Due ore di attesa. L'avvocato punta il dito contro il personale Easy jet. «Non hanno fatto scendere dall'aereo i disabili come era stato richiesto, fino a quando non fosse stata presa la decisione di decollare – aggiunge Caredda –. Molti di loro erano in crisi respiratoria e con evidenti attacchi di panico. I passeggeri sono stati costretti a restare a bordo senza nemmeno ricevere l'acqua perché il personale aveva disposizioni di somministrare le bevande solo durante il volo e previo pagamento». Dopo due ore il volo per Berlino si stacca dalla pista. Arrivati nella capitale tedesca la disabile che aveva accusato una forte crisi respiratoria alla partenza viene ricoverata al Sana klinikum Lichtenerberg dove resta quattro giorni. La ragazza, al rientro a Olbia, viene sottoposta a controlli nel reparto di medicina del Giovanni Paolo II. Qui resta venti giorni.

Denuncia e risarcimento. Ma anche il volo di rientro da Berlino per Olbia, sempre EasyJet, è un incubo per gli «Amici di Nemo». «Il padre di Giulia, appena dimessa dall’ospedale tedesco, una volta entrato nell'aereo prende posto in prima fila con la figlia in braccio e chiede la somministrazione dell'ossigeno come specificato nella lettera di dimissioni – prosegue l’avvocato Caredda –. Tuttavia il personale di bordo si rifiuta di darlo e solo dopo le insistenze del padre interviene il comandante». Il legale punta il dito contro la compagnia low cost. «È evidente che l'imperizia, la negligenza, l'indifferenza e la costrizione a cui sono stati sottoposti i disabili ha generato il malore di Giulia e del gruppo disabili – conclude l'avvocato –. In più il personale di bordo ometteva di prestare l'assistenza ai disabili in evidente difficoltà. Ecco perché chiedo alla procura di accertare l'omissione di soccorso. In più chiedo un risarcimento dei danni».

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