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Fronte comune dei sindaci: no all’elettrodotto di Terna

Fronte comune dei sindaci: no all’elettrodotto di Terna

BERCHIDDA. La spada di Damocle dell’elettrodotto che dovrà attraversare il Nord Sardegna pende impietosa sui territori e la gente. Una spada impugnata unilateralmente. Ma il territorio ha raccolto il...

21 luglio 2015
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BERCHIDDA. La spada di Damocle dell’elettrodotto che dovrà attraversare il Nord Sardegna pende impietosa sui territori e la gente. Una spada impugnata unilateralmente. Ma il territorio ha raccolto il guanto di sfida e si oppone al progetto della società Terna: un elettrodotto che da Buddusò arrivi a Santa Teresa. Da Terna spiegano che l'elettrodotto «è necessario alla Sardegna per garantire la sicurezza del sistema elettrico del nord dell'isola soprattutto nei mesi estivi quando si registra un sensibile aumento dei consumi per l'afflusso dei turisti». Ma intanto ieri la protesta è sfociata in una manifestazione a Berchidda, alla quale hanno partecipato sindaci e assessori, il deputato Giampaolo Vargiu (che ha presentato un’interrogazione in Parlamento), Andrea Casu (presidente comitato No at Berchidda), sindacati, associazioni e cittadini. «La Sardegna non è mai sovrana – ha esordito il sindaco di Berchidda, Andrea Nieddu – nelle scelte che riguardano la gente non c’è mai concertazione, come per l’elettrodotto. Nel 2006, è stato lanciato il progetto da Terna per due linee, Buddusò-Tempio e Tempio- Santa Teresa. Motivazione: fornire maggiore energia alla Costa. Assurdo. La Sardegna produce più di quanto consuma. Dal 2006 al 2013, ci sono stati incontri ma lo si è saputo solo mesi fa. Abbiamo ospitato l’assessore regionale Paolo Maninchedda e approvato, all’unanimità, un documento di contrarietà».

La stessa cosa, faranno i sindaci presenti ieri (ma non solo). «Finalmente – ha detto il sindaco di Padru Antonio Satta – di fronte a qualcosa che tocca l’economia del territorio si fa fronte comune. Vogliamo trovare una soluzione condivisa non un’imposizione». L’amministrazione di Berchidda si è fatta capofila della protesta dopo il dialogo con il comitato “No at Berchidda”, Regione e sindaci. «E’ stato fatto tutto in silenzio – ha commentato Andrea Casu – la notizia è arrivata il 4 aprile con gli avvisi di esproprio. Abbiamo mandato osservazioni al Ministero: mancata concertazione; scarsa motivazione; impatto ambientate ed economico; salute di uomini e animali». Solo a Berchidda si parla di 18 km con 60 tralicci di 39 metri. La manifestazione si è svolta nell’azienda “Castello Monteacuto” come luogo simbolo della produzione del vermentino di Gallura, unico ad avere la certificazione Docg. Economia e ambiente ne risentirebbero: i tralicci attraverserebbero vigneti e colline. Senza pensare, poi, che in quelle zone vive l’aquila del Bonelli ad altorischio di estinzione. Il cammino dell’elettrodotto si dovrebbe fermare a Santa Teresa ma, lì, una soluzione si è trovata, come ha detto il sindaco Stefano Pisciottu: »Sono 7/8 km. Tre anni fa, abbiamo ottenuto di interrare i cavi per 5. Solo a noi lo hanno concesso»?”. (s.d.)

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