La Nuova Sardegna

Olbia

Ghinami e quel no del 1971 che cancellò la Costa Smeralda

di Guido Piga
La cronaca della Nuova Sardegna del 22 gennaio 1971 sullo sciopero di Arzachena
La cronaca della Nuova Sardegna del 22 gennaio 1971 sullo sciopero di Arzachena

L'assessore regionale bloccò il piano da 5 milioni di metri cubi, un oceanico sciopero di Arzachena lo fece cadere

09 gennaio 2016
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ARZACHENA. Alessandro Ghinami è morto a 92 anni, l'8 gennaio. Oristanese, esponente del Psdi, è stato presidente della Regione (due volte, tra il 1979 e il 1980), più volte assessore regionale, deputato. In Gallura il suo nome è legato a doppio filo. Fu il primo assessore regionale contro cui Arzachena scioperò: era il 21 gennaio del 1971. Tutto il paese, bambini compresi, scese in piazza; in seimila sfilarono per le vie centrali del centro con cartelli proprio contro lui, Ghinami, allora capo dei Lavori pubblici, l'assessorato che controllava l'urbanistica, perché accusato di aver bloccato il piano di sviluppo della Costa Smeralda. E fu, Ghinami, anche il primo assessore che la Gallura, Arzachena e la Costa Smeralda fecero cadere. Dopo quella manifestazione - appena sei giorni dopo - nacque una nuova giunta regionale, e Ghinami non fu confermato. Ma, andando avanti, vediamo come andarono veramente le cose.

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La Costa Smeralda dell'Aga Khan stava entrando nella fase 2 del suo sviluppo, dopo la costituzione del Consorzio (1962), l'apertura del Cala di Volpe (1963), di Porto Cervo e del Pitrizza (1964). Il fondatore della Costa aveva affidato la redazione del masterplan per lo sviluppo della Costa Smeralda a una società americana di architetti paesaggisti, la Sasaki, Dawson De May. Il Comune di Arzachena, dopo l'obbligo imposto per legge a tutti i comuni italiani di dotarsi di un piano di fabbricazione (prima del 1968 non c'era), aveva chiesto al primo progettista di Porto Cervo, Luigi Vietti, di studiare il piano urbanistico.  

I due piani arrivano in Regione. In Costa Smeralda prevedono costruzioni per oltre 5 milioni di metri cubi (a oggi, per dare un'idea, l'edificato all'interno del Consorzio non arriva ai 2 milioni di metri cubi). Il progetto di sviluppo della Costa Smeralda - come ha scoperto recentemente una ricercatrice, Alessandra Cappai, autrice di una bella e ricca tesi di dottorato intitolata "Dal neorealismo italiano al landscape americano: la fondazione del paesaggio turistico della Costa Smeralda "- è articolato su più poli. Con alberghi previsti a Monti Zoppu, a Cala di Volpe, alle spalle della spiaggia di Liscia Ruja, a Razza di Juncu (e mai realizzati, ovviamente). Illuminante è un documento dello studio Sasaki, Dawson, De May qui pubblicato e che aiuterà a capire meglio il resto della storia.

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Quando il piano di fabbricazione del comune di Arzachena, che recepiva quello degli architetti americani, arrivò in Regione, scoppiò la polemica. Il no più duro alla Costa Smeralda fu pronunciato proprio da Ghinami, dall'agosto del 1969 nuovo assessore ai Lavori pubblici in una giunta a guida Dc (presidente era Giovanni Del Rio). Per lui, quei metri cubi, erano troppi. E dunque il piano di Arzachena venne messo in frigorifero. Nulla cambiò quando la giunta ebbe una nuova guida, dal 21 febbraio del 1970: Lucio Abis presidente, ma Ghinami sempre ai Lavori pubblici.

Fu allora che Arzachena, con il sindaco Giovan Michele Digosciu (Dc, e molto più freddo verso l'Aga Khan rispetto ai predecessori guidati dalla famiglia Filigheddu, quella di Giovanni, uno dei padri della Costa Smeralda), con i sindacati, con i lavoratori, decise di scioperare. Di accusare esplicitamente la Regione di voler bloccare lo sviluppo della Gallura e, in particolare, della Costa Smeralda. Il momento era proprizio, la giunta regionale era in crisi, la posizione di Ghinami meno forte di prima.

La manifestazione si tenne ad Arzachena, appunto il 21 gennaio 1971. Fu oceanica. Almeno seimila persone sfilarono per le vie del paese, sotto una pioggia fitta,  passando in piazza Risorgimento e sotto il municipio con cartelli contro Ghinami. Una cosa così non si era mai vista (a parte quelle degli anni 20 per ottenere l'autonomia da Tempio), e mai più si rivedrà. C'erano persone da tutta la Gallura, ma in particolare lavoratori della Costa Smeralda. Tra gli slogan, come riporta La Nuova del 22 gennaio, "la regione è dei sardi, non dei cagliaritani", "Ghinami, Villasimius, Pula, Arzachena, i conti non tornano". Quest'ultimo era l'attacco più esplicito all'assessore, accusato di aver approvato i piani di fabbricazione per milioni di metri cubi di Villasmius e Pula (centri cagliaritani) e bloccato quello di Arzachena. E qualcosa di grosso, di molto grosso, avvenne, come dimostra il continuo della storia.

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Il 27 gennaio del 1971 la crisi della giunta regionale si risolse: fuori Abis, dentro un nuovo presidente, sempre della Dc: Nino Giagu De Martini. E, soprattutto, fuori Ghinami. La Costa Smeralda, a suo modo, aveva ottenuto quello che voleva. Anche se per l'approvazione del piano di fabbricazione di Arzachena - quello da oltre 5 milioni di metri cubi solo in Costa Smeralda - passò altro tempo. Un anno esatto. Un anno in cui l'Aga Khan minacciò di mollare gli investimenti a Porto Cervo. Alla fine, il presidente Giagu De Martini lo approvò il 4 gennaio del 1972, sempre tra le polemiche. E 24 giorni dopo, lasciò l'incarico di presidente. 

Che cosa ottenne la Costa Smeralda? Nulla. Perché quel piano del 1972 fu poi più volte modificato dalla Regione e dal Comune di Arzachena. E gli oltre 5 milioni di metri cubi non vennero mai realizzati. Solo che dimostrò alla Sardegna che le lotte di piazza, a volte, servono per cambiare le decisioni. Ma questa è un'altra storia.

 

 

 

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