La Nuova Sardegna

Olbia

la testimonianza

«Rovinato da vent’anni di scommesse»

Le corse dei cavalli attirano tantissimi scommettitori anche in Gallura
Le corse dei cavalli attirano tantissimi scommettitori anche in Gallura

Francesco e le corse dei cavalli: «Puntavo anche 700 euro. La rinascita grazie al Serd e alla famiglia»

18 gennaio 2016
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OLBIA. «Quella vincita è stata la mia rovina. Dieci milioni, negli anni ’90, erano una bella cifra. Un giorno ho puntato sui cavalli, e ho vinto. Così, subito. Facilmente. Ho pensato: “posso vincere ancora” e ho continuato, attirato dal guadagno facile, senza rendermi conto che, invece, in tre, quattro mesi, quello che avevo vinto quel giorno, l’avevo già perso».

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Aveva 18 anni, Francesco (nome di fantasia per tutelare la sua privacy). Da lì è cominciata la sua discesa: sempre più giù, fino a toccare il fondo. Stretto nella morsa di un circolo vizioso senza via d’uscita, dove giocare per recuperare i soldi persi, era diventato l’unico chiodo fisso della sua vita. Così è stato per vent’anni. Vittima inconsapevole del gioco d’azzardo, «perché chi è malato di gioco, non se ne rende conto. E finché non riconosce di esserlo e non scatta in lui la volontà di guarire, rimane intrappolato in questo meccanismo infernale», spiega Francesco. Che ora ha 47 anni, gli ultimi otto dei quali impegnati nel faticoso percorso di risalita grazie ai gruppi terapeutici del Serd e al sostegno della sua famiglia.

«Avevo solo il gioco in testa – racconta –: spendevo tutto lo stipendio scommettendo nelle corse dei cavalli. I soldi non mi bastavano mai, li chiedevo agli amici, ai familiari, mi sono indebitato con le banche. Giocavo sempre più spesso, alzando sempre di più la posta nel tentativo di recuperare le perdite. Ho puntato anche 6, 700 euro, soldi che andavano in fumo in un minuto di corsa. In casa trovavo mille scuse per farmi dare i soldi, dicevo che avevo perso il portafogli, o che non mi avevano pagato lo stipendio».

Per vent’anni è stati così. «Finché un giorno, i miei, disperati e arrabbiati, con lacrime agli occhi hanno messo la valigia con la mia roba fuori dalla porta e mi hanno detto “di soldi tu non ne prendi più: o cambi, o vai via di casa. Gli unici soldi che prenderai saranno quelli per il tuo funerale. Quel giorno ho capito che avevo toccato il fondo, che dovevo assolutamente affrontare il mio problema. Ora sto bene, non mi viene più la tentazione di giocare, ed è una grande soddisfazione per me comprarmi anche un paio di scarpe, cosa che prima non facevo perché buttavo tutto quello che avevo nelle scommesse. Vorrei rivolgere un messaggio alle famiglie – conclude Francesco –: se i vostri cari giocano, fate attenzione al loro comportamento. Scivolare e perdersi è facile». (t.s.)

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