La Nuova Sardegna

Olbia

Piano Mancini, il Comune rischia il commissariamento ma Nizzi rassicura: "Avanti con il progetto"

Serena Lullia
Piano Mancini, il Comune rischia il commissariamento ma Nizzi rassicura: "Avanti con il progetto"

La Regione chiede di accelerare i tempi del piano anti-alluvione. Il sindaco Nizzi: «Continueremo l’iter portato avanti sino a oggi»

08 ottobre 2016
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OLBIA. Il Comune sfida la Regione sull’ipotesi commissariamento. L’assessore regionale ai Lavori pubblici, Paolo Maninchedda, scrive al sindaco Settimo Nizzi. Chiede di accelerare i tempi del Piano anti-alluvione. Dietro l’angolo c’è la gestione commissariale dell’opera. «Accomodati – dice Nizzi rivolgendosi in modo virtuale a Maninchedda dall’incontro al museo archeologico –. Se hai voglia di fare il commissario a Olbia e commissariare la nostra città per questo specifico punto vieni pure qui. Il Comune è a tua disposizione. Ma le scelte le fai tu, ti presenti tu davanti alla popolazione e spieghi ciò che hai deciso. Credo però che questo non avverrà. Così come non credo che tra qualche giorno, all’ incontro al ministero delle Infrastrutture, verremo redarguiti o sculacciati. A parte il fatto che non abbiamo alcun timore reverenziale nei confronti delle istituzioni che per Costituzione devono essere lealmente alla pari».

Qualche minuto prima il sindaco aveva aperto all’ipotesi di proseguire sulla strada del Piano Mancini. «Piuttosto che impelagarci in possibili casi di danno erariale – aveva affermato – credo che continueremo l’iter portato avanti sino a oggi. Ma dal Servizio delle valutazioni ambientali che oggi sta vagliando il Piano Mancini vogliamo sapere se quel progetto è in regola oppure no».

Il Nizzi pensiero arriva alla fine della lunga giornata di studio sul piano anti-alluvione. Per la prima volta vengono presentati al pubblico il Piano Mancini e i due studi di fattibilità: il Piano d’Equipe e il Piano Nizzi-Olbia Futura.

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Piano Mancini. Marco Mancini, ordinario di Costruzioni drauliche al politecnico di Milano, spiega ancora una volta la genesi del piano per la mitigazione del rischio idraulico che porta il suo nome. «Il Piano Mancini nasce come studio di fattibilità – spiega –. Un lavoro che ha prodotto un progetto definitivo, approvato dal distretto idrografico e dalla Regione nel dicembre 2015 e finanziato da Italia sicura con 120milioni di euro. Ovviamente un progetto che può avere anche qualche lacuna dovuta alla quantità di lavoro. Lo studio di fattibilità è però una cosa diversa dal progetto oggi in sede di Valutazione di impatto ambientale, i cui progettisti sono i tecnici comunali che hanno lavorato alla sua definizione anche con tecnici esterni. Gli svincoli stradali o muri di sponda non vanno ricercati nel mio studio di fattibilità». Più che noti i pilastri del Piano. Allargamento dei canali per far scorrere l'acqua; abbattimento delle opere incongrue; realizzazione di 4 casse di espansione in cui far confluire l’acqua in eccesso dei fiumi.

Piano D'Equipe. Non un piano di dettaglio ma un’ ipotesi progettuale. «Non potevamo dare un'idea di dettaglio perché non avevamo a disposizione tutto il materiale che ha avuto il professor Mancini – spiega Emilio Fenu, geologo –. Ci siamo confrontati con i progettisti del canale scolmatore di Genova. 6 chilometri di condotta che catturano i corsi d’acqua in superficie e li fanno passare sotto la città a 500 metri cubi al secondo. Noi abbiamo pensato a una soluzione che porti l'acqua fuori da Olbia con un canale scolmatore diviso in due tronconi. Uno che raccoglie l’acqua a nord e uno a sud».

Piano Olbia Futura. Gli ingegneri Adelio Pagotto e Dario Arnone firmano il piano Nizzi-Olbia Futura. «Una ipotesi di lavoro – spiegano i due tecnici – che si basa sull'individuazione di una gronda esterna lungo il tracciato della tangenziale per raccogliere le acque che scendono da monte e portarle al mare. La nostra idea è risolvere il problema del rischio idraulico toccando il meno possibile. Insieme al canale di gronda abbiamo pensato a una cassa di espansione a Putzolu che sfrutta una depressione naturale. Non sono previste escavazioni ma solo un argine di contenimento. Abbiamo anche pensato a una seconda ipotesi che contempla due casse».

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