La Nuova Sardegna

Olbia

Organici carenti e disagi pronto soccorso al collasso

di Angelo MAvuli
Organici carenti e disagi pronto soccorso al collasso

Nel periodo estivo un afflusso medio di 90 pazienti al giorno, servizi a dura prova Turni pesanti per il personale (una unità non sostituita) dell’ospedale “Dettori”

19 agosto 2017
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TEMPIO. Lunghe attese e pazienti accatastati nel Pronto soccorso del Paolo Dettori. Se il Pronto soccorso di Olbia piange, quello del Paolo Dettori non ride. La denuncia dei lunghissimi tempi di attesa, male endemico di questo reparto, che nei mesi estivi registra mediamente un afflusso di circa 80/90 pazienti al giorno, più volte segnalato in tutti i periodi dell’anno, sta assumendo in questi ultimi mesi dimensioni preoccupanti. Ben lontani dagli spot fantasiosi che da qualche anno a questa parte, vengono periodicamente propagandati dall’Azienda sanitaria nell’intento di mostrare all’opinione pubblica che il Re non è poi così nudo come la gente invece lo vede.

La realtà è diversa, dimostrano le proteste quotidiane dei pazienti che al Ps del Paolo Dettori si rivolgono da tutta l’alta Gallura e anche da Da Santa Teresa Gallura, da Palau, da Sant’Antonio di Gallura, dall’Anglona e dalla Bassa Valle del Coghinas. Molteplici le carenze che i pazienti, in primo luogo, ma anche gli ottimi medici e paramedici del Pronto soccorso, sono costretti quotidianamente ad affrontare. Le attese per essere visitati superano in molti casi anche le 6/7 ore. Il reparto soffre carenza di posti letto, personale infermieristico e, periodicamente persino dei presìdi medico chirurgici. È il caso delle soluzioni fisiologiche, attualmente fornite solo in dosi di 500 cc anziché di 100 cc o 250 cc, che i medici o il personale addetto devono svuotare preventivamente gettando via il liquido in eccesso, sino a raggiungere la quantità richiesta: con perdita di tempo e denaro.

Fra i disservizi più segnalati, è il sovraffollamento delle camere di degenza dove i pazienti in osservazione, prima di essere inviati a casa o eventualmente indirizzati al reparto di destinazione, vengono letteralmente stipati. Camere da quattro letti dove non è raro trovare anche otto e dieci pazienti per volta, costretti a rimanere sulle sedie, se non addirittura ciondoloni appoggiati al muro.

A pesare in particolare è la carenza nell’organico degli operatori Oss che, pur volenterosi e preparati non possono tenere testa in contemporanea alle decine di richieste che aumentano con la prosecuzione dei turni. È compito delle Oss, per esempio, la preparazione delle barelle o dei letti, il trasporto dei pazienti per gli esami diagnostici, per consulenze o nel reparto di destinazione, la consegna del materiale biologico nel laboratorio di analisi o la preparazione dei ferri chirurgici. Il tutto, in carenza del numero sufficiente, a ritmi frenetici di lavoro che i pochi addetti, nonostante la dedizione, non riescono ad affrontare nei modi e tempi dovuti, allungando ulteriormente in questo modo i tempi di attesa. Discorso a parte meriterebbero i medici del Pronto soccorso, adusi come i carabinieri “ad ubbidir tacendo”, grazie ai quali, nonostante l’assenza di una unità per gravidanza non sostituita, il servizio viene egregiamente prestato.



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