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Olbia

il giallo di ladas 

Nessun furto, scatta la denuncia per calunnia

Nessun furto, scatta la denuncia per calunnia

Il tribunale dissequestra 96 quintali di sughero e li restituisce alla famiglia Isoni di Monti

11 settembre 2017
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MONTI. Svolta nelle indagini sul presunto furto di sughero nel bosco di Ladas a Calangianus. Il tribunale del riesame ha dissequestrato i 96 quintali di sughero fresco di decortica, che si sostenevano rubati, e li ha restituiti ai legittimi proprietari, cioè a Giovanni Maria Paolo Salvatore Isoni, Salvatore Paolo Isoni e Vito Calvisi, tutti di Monti, che erano stati denunciati per furto dai carabinieri e additati come ladri. Invece, risultano essere i proprietari della sughereta e, non potendo rubare il sughero a casa propria, non possono essere considerati ladri. In realtà, nessun furto sarebbe stato mai commesso e il difensore dei tre montini, l’avvocato Giampaolo Murrighile, annuncia già l’avvio di un procedimento per calunnia.

La vicenda è piuttosto intricata. Dietro i misteriosi (e inesistenti) furti di sughero che sono costati una denuncia a piede libero a tre persone si nasconde una decennale bega societaria sulla proprietà di una sughereta nel bosco di Ladas. I denunciati si erano subito difesi («nessun furto, quel sughero è nostro»). «La vicenda – spiega l’avvocato – si inserisce nell’ambito di una lunga battaglia legale risalente a 20 anni fa tra la famiglia Isoni di Monti e un’altra famiglia di Modena, per lungo tempo socie della società Azienda agricola Baronia di Monti. In questo contesto, con una sentenza del dicembre 2006 il tribunale di Tempio ha escluso la proprietà del terreno da cui proviene il sughero in capo all’Azienda agricola Baronia di Monti, riconoscendo invece il possesso in capo alla famiglia Isoni che, in quanto proprietaria, ha continuato a coltivarlo e a viverci pacificamente. L’estrazione del sughero, contrariamente a quanto affermato, è stata autorizzata a seguito di domanda proposta dalla famiglia Isoni il 6 giugno 2017, la cui regolarità è stata accertata anche dai carabinieri sin dal primo giorno dell’estrazione. La Baronia di Monti si è guardata bene dal consegnare la sentenza civile al giudice penale, che non poteva conoscere le beghe tra gli ex soci e che aveva disposto il sequestro sulla base di dichiarazioni non veritiere. Per quanto riguarda Vito Calvisi, inoltre, lui si è limitato a coordinare le operazioni di estrazione del sughero su incarico dei proprietari».

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