La Nuova Sardegna

Olbia

La Gallura torna in piazza: riprendiamoci la Provincia

La Gallura torna in piazza: riprendiamoci la Provincia

Sindacati, sindaci e consiglieri regionali in assemblea rilanciano l’obiettivo «È un diritto del nostro territorio, siamo disposti a occupare porti e aeroporti»

07 ottobre 2017
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OLBIA. La riunione inizia con il proposito di pungolare la Regione e si chiude con il proposito più chiaro e deciso di mettere alle strette il governo dell’isola perché si arrivi al nuovo riconoscimento istituzionale della Provincia Gallura. Anche a costo di iniziative clamorose, comprese le occupazioni simboliche di porti e aeroporti, preferibilmente quelli di Cagliari. Obiettivo: riportare come era sino all’altro ieri l’area del Nordest sardo, ossia «prima che le politiche disastrose e la riforma che le ha definitivamente sancite piegasse in ginocchio le amministrazioni locali». Insomma, «un modello fallimentare», ha detto la segretaria della Cgil Funzione pubblica Luisella Maccioni introducendo l’assemblea voluta dai sindacati chiamando a raccolta anche i sindaci e i consiglieri regionali in occasione dello sciopero nazionale dei dipendenti delle ex Province. Quelle, come la Gallura, che in virtù della riforma non ci sono più ma che forse ci sono ancora.

Sassari no. A questo pasticcio il territorio si oppone. Così la timida introduzione della riunione è virata in una posizione politicamente vigorosa: riprende dopo diciassette anni, la battaglia per la “Provincia 2”, meglio, la lotta per riconquistare l’autonomia amministrativa del territorio, con il corale scongiuro di finire dall’inizio del prossimo anno sotto le competenze amministrative di Sassari.

Il cagliaricentrismo. Da oggi si lavorerà per mettere a punto contenuti e iniziative della “vertenza Gallura” come l’ha voluta definire il consigliere regionale dell’Uds Giovanni Satta. Viabilità, sanità, spopolamento, risorse per la gestione dei servizi sono, tra i tanti, gli indicatori prioritari per rivendicare, è stato ripetuto, la gestione efficace delle necessità della Gallura, che ha tutti i titoli e tutti i numeri per pretendere una veste autonoma. Occorre fare alla svelta, perché il rischio che «il partito di Cagliari» (definizione usata dal sindaco di Padru Antonio Satta ma condivisa da tanti) imponga l’affermazione del sud anche sul nord della Sardegna è concreto e vicino: le elezioni dei nuovi istituti amministrativi nati con la riforma sono previsti in gennaio. Ha insistito molto su questo Giuseppe Meloni (Pd). «Perciò chiederemo – ha detto Giovanni Satta riferendosi all’azione unitaria con Giuseppe Fasolino (Forza Italia), Meloni e Pierfranco Zanchetta (Upc) – che la proposta di legge istitutiva venga portata con procedura d’urgenza all’esame del consiglio regionale saltando i passaggi della commissione».

Testardi. Condizione fondamentale, incalza Fasolino: «Il camminonon sarà difficile, sarà difficilissimo. «Ma proprio per questo dobbiamo esserci tutti, uniti e decisi e portarli (si riferisce ai vertici della politica e soprattutto al consiglio regionale, ndc)) a mettere la faccia per dire no a una cosa giusta». «Noi siamo testardi – dice il sindaco di Olbia Settimo Nizzi, senza peli sulla lingua quando per esemplificare scolpisce –: Ci hanno mandato un commissario che si disinteressa di noi e delle nostre esigenze, con il compito di preparare e celebrare il nostro funerale. Se vogliamo morire, moriamo da soli. Con Sassari non abbiamo niente da condividere». Il sindaco di San Teodoro Domenico Mannironi non può che essere paradigma delle incertezze disegnate dalle mappe istituzionali: «In dieci anni siamo stati in tre Province, Nuoro, Gallura, ora Sassari». Situazione che porta a evocare la Catalogna, quantomeno per non trascurare la protesta in piazza come veicolo per dare voce alle istanze della Gallura. (gpm)



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