La Nuova Sardegna

Olbia

Droga, madre coraggio a caccia degli spacciatori

Droga, madre coraggio a caccia degli spacciatori

Maurizio Michelatti trovato in fin di vita, forse per overdose, in via Campidano L’appello della mamma: chi sa parli, voglio sapere chi ha ridotto mio figlio così

13 ottobre 2017
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OLBIA. «Voglio sapere chi ha ridotto mio figlio in queste condizioni». È un appello disperato quello di Maria Punzeddu, madre di Maurizio Michelatti, giovane tossicodipendente 42enne che ha rischiato di morire per overdose il 3 marzo di tre anni fa in un’abitazione di via Campidano, a Olbia. Quel giorno il giovane ha subito lesioni gravissime e da allora non si è più ripreso. Prima il soggiorno nella Rsa Sole di Gallura, poi quando la struttura di via Tavolara ha cessato l’attività è scattato il trasferimento a Padru, in un letto della Rsa Smeralda. Per lui non ci sono cure, solo la disperazione della mamma che da più di tre anni cerca giustizia. Nel senso che cerca una traccia, una pista, qualunque cosa che possa portare all’identificazione dello o degli spacciatori che hanno ridotto il figlio Maurizio in fin di vita.

Maria Punzeddu, che abita a Monte Petrosu, nel comune di San Teodoro, parla a fatica per il dolore sopportato in questi anni trascorsi al capezzale del figlio. Dal 2014 a oggi lei si è rivolta più volte alle forze dell’ordine, presentando denunce e raccontando fatti e circostanze. La Procura di Tempio ha anche avviato un’inchiesta nei confronti di una donna, titolare dell’abitazione di via Campidano dove Maurizio Michelatti era stato colto da malore (un arresto cardiaco probabilmente causato dall’abuso di sostanze stupefacenti). Secondo Maria Punzeddu quella ragazza sapeva o doveva necessariamente sapere cosa era realmente accaduto quel giorno nella sua casa. L’inchiesta era stata però archiviata e da allora sull’episodio era calato il silenzio.

Silenzio totto soltanto oggi dalla madre di Maurizio che ha lanciayo un appello disperato: «Chi sa parli, chi ha visto parli e racconti. Non è possibile che chi ha ridotto mio figlio in queste condizioni sfugga alla giustizia». Per verificare la possibilità di riaprire l’indagine Maria Punzeddu si è rivolta all’avvocato Abele Cherchi che pure sta passando al setaccio gli atti e valutando ogni circostanza che possa portare alla riapertura dell’inchiesta. Nel frattempo Maurizio Michelatti, ormai quasi irriconoscibile, continua la sua degenza in un letto della residenza sanitaria assistita di Padru. L’ultima fermata del calvario iniziato quel 3 marzo 2014 in via Campidano. (m.b.)

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