La Nuova Sardegna

Olbia

La Cna e la crisi idrica senza fine: «L’alternativa sono i dissalatori»

La Cna e la crisi idrica senza fine: «L’alternativa sono i dissalatori»

Il presidente Fois rilancia l’ipotesi di un piano B: «Altri paesi a vocazione turistica l’hanno già fatto» Per gli usi agricoli la soluzione prospettata sarebbe quella del riutilizzo delle acque reflue depurate

12 dicembre 2017
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OLBIA. Di fronte alla prospettiva di una crisi idrica difficilmente risolvibile con il tradizionale accumulo di risorse idriche negli invasi, un anno fa la Cna Gallura aveva lanciato un appello: «Perché non vengono prese in considerazione opzioni come quella dei dissalatori, come succede in molti altri paesi? Oppure il riutilizzo dell'acqua dopo la depurazione, almeno per gli usi agricoli?». Dodici mesi dopo, con la siccità sempre più pressante, la stessa Cna rilancia l’esigenza di considerare interventi alternativi: i dissalatori per l’uso potabile e il riutilizzo dei reflui per l’impiego agricolo.

Il classico piano B, sinora mai preso seriamente in considerazione. Oggi qualcosa sta cambiando e anche il sindaco di Olbia, Settimo Nizzi, in una recente assemblea alla Camera di commercio, a Sassari, ha sostenuto l’ipotesi di far uso di dissalatori e impianto per il riutilizzo delle acque reflue. Insomma, qualunque cosa pur di affrancare la Gallura dalla morsa dell’emergenza perenne. «Eppure la situazione drammatica dovrebbe far riflettere – dice Benedetto Fois, presidente della Cna Gallura – e non mi riferiscono solo all’uso potabile dell’acqua. Affrontare seriamente il problema dell’emergenza idrica significa fare un ragionamento che riguarda l’economia in senso lato, l’agricoltura ma anche il turismo e il lavoro in generale. Se scarseggia una risorsa fondamentale come l'acqua non ci può essere turismo né impresa».

I dissalatori. «Noi siamo indietro rispetto ad altri paesi che hanno affrontato e risolto questo problema – dice Benedetto Fois – penso alle isole Baleari dove l'industria turistica è molto più sviluppata della nostra e non esiste l'ipotesi che venga meno una risorsa strategica come l’acqua. Da qui l’utilizzo dei dissalatori che possono rappresentare una soluzione definitiva del problema. In sardegna ci sono già stati casi di utilizzo dell’acqua del mare dissalata, ma è stato tanti anni fa quando la tecnologia non era né economica né efficace. Adesso sarebbe tutta un’altra storia».

Le acque reflue. Per quanto riguarda il comparto agricolo e zootecnico, invece, la soluzione alternativa ottimale è già stata individuata nell’impiego delle acque reflue depurate. Se per i dissalatori è l’anno zero, per la depurazione ci sono invece progettazioni già avanzate da parte del Consorzio di bonifica della Gallura. Un mega progetto da 40 milioni di euro presentato alla Regione che riguarderebbe i comuni di Arzachena, Santa Teresa, Palau e Golfo Aranci, che vantano un impianto di depurazione idoneo al trattamento delle acque reflue».(m.b.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.
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