La Nuova Sardegna

Olbia

«Disastro imprevedibile Si è fatto tutto il possibile»

«Disastro imprevedibile Si è fatto tutto il possibile»

Il Tribunale di Tempio spiega perché il 29 settembre sono stati assolti gli imputati Decisiva la perizia della difesa, l’allerta sarebbe stato corretto nei tempi e modi 

24 gennaio 2018
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OLBIA. «È stato fatto tutto ciò che era umanamente possibile fare». A questa conclusione ha portato il processo che lo scorso 29 settembre si è concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati ai quali la procura aveva attribuito responsabilità a vario titolo per i comportamenti avuti in occasione dell’alluvione Cleopatra, il 18 novembre del 2013, che devastò la Gallura e portò via la vita a 13 persone, 9 a Olbia e 4 Arzachena. Nelle motivazioni della sentenza depositate lunedì a tarda sera, il tribunale di Tempio presieduto da Gemma Cucca, sancisce la «fondatezza» e le fa proprie, perché «serie e basate su dati fattuali assolutamente incontrovertibili», le osservazioni fatte dalla consulenza di parte e portate in sede dibattimentale, ovvero che «sia da definire del tutto imprevedibile, lo scenario alluvionale di danno verificatosi il 18 novembre del 2013 nella città di Olbia, senza precedenti e che deve essere classificato come eccezionale».

Conseguenze fatali. Secondo le conclusioni del processo, che era iniziato il 16 dicembre del 2015, tutti gli imputati avrebbero compiuto in maniera adeguata ciò che era nelle rispettive possibilità e responsabilità. Affermando che, da quanto ricostruito, i sindaci di Olbia Gianni Giovannelli e di Arzachena Alberto Ragnedda, «non possono che essere mandati assolti», in quanto, determina il Tribunale, non sussiste alcuno dei fatti loro contestati, la tragedia generata da Cleopatra, danni e vittime, non può che essere catalogata in un solo modo: «Gli effetti dell’alluvione e le conseguenze fatali della stessa sulle vittime – si legge nell’atto firmato con la presidente Cucca dal giudice estensore Andrea Pastori –, sia per quanto ricostruito per Arzachena e sia analogamente per Olbia, possono dirsi unicamente dovute alla immane portata degli sconvolgimenti meteorologici occorsi, e non invece a condotte colpose omissive ascrivibili agli imputati». Questo anche per i funzionari del Comune (Giovanni Zanda, Gabriella Palermo, Giuseppe Budroni) e della ex Provincia (Federico Ferrarese Ceruti).

Condizioni meteo. Che l’evento di quel funesto novembre fosse di portata eccezionale è un dato indiscutibile, confermato dagli imputati infine assolti, ma certificato dalla stessa perizia affidata al geologo Francesco Cipolla, quale consulente della difesa, che è stato responsabile scientifico del Gruppo nazionale per la difesa delle catastrofi idrogeologiche del Consiglio nazionale delle ricerche. Le sue analisi, ricavate anche da dati dell’agenzia regionale Arpas, puntualizzano, tra gli altri elementi relativi alla situazione meteorologica delle ore precedenti il ciclone, che «la pioggia accumulata nelle 24 ore del 18 novembre è la più alta mai registrata da oltre ottant’anni e rappresenta quindi il primo caso critico, cioè il valore più alto tra quelli mai registrati, e in particolare, 117,6 millimetri».

I tempi. Ma il punto più controverso che il processo ha dissolto nell’assoluzione è quello, sempre contestato dalle parti civili, delle dinamiche e tempi dell’allerta che secondo le parti civili avrebbero dovuto e potuto evitare la sciagura delle vite stroncate. In quella dimensione di sconvolgimento meteorologico, hanno agito tutti con tempestività, rispettando le procedure, disponendo le misure di sicurezza nei modi e nei tempi previsti? Sì, ha risposto il tribunale spiegando le ragioni che hanno portato all’assoluzione degli imputati«perché il fatto non sussiste».

L’accusa. La Procura, nel caso il capo dell’ufficio di Tempio, Domenico Fiordalisi, formulando l’accusa parlò di condotte colpose, di negligenza, di imprudenza e di imperizia, di omissioni per negligenza delle attività importanti per la protezione civile della popolazione, esposta al rischio alluvione. Compresa la pulizia preventiva dei canali. Ma anche su questo il tribunale ha sancito tempi e procedure corrette. (gpm)



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