La Nuova Sardegna

Olbia

«Non sono corrotto e fannullone»

«Non sono corrotto e fannullone»

Arzachena, il capo dei vigili Becciu si è difeso davanti al tribunale del Riesame

24 gennaio 2018
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ARZACHENA. È stato discusso ieri, davanti al tribunale del Riesame di Sassari, il ricorso della Procura contro la revoca dell’obbligo di firma per il comandante della polizia locale, Andrea Becciu ai quali sono contestate le ipotesi di reato di truffa, falso, abuso d’ufficio e peculato. Il collegio presieduto da Maria Teresa Lupinu si è riservato la pronuncia per i prossimi giorni.

Il pubblico ministero Gianluigi Dettori ha spiegato le ragioni dell’impugnazione sostenendo che il gip abbia sbagliato due volte. A partire dalla scelta della misura cautelare dell’obbligo di firma, giudicata inutile, quando sarebbe stato più opportuno il divieto di dimora. Lungo l’elenco di accuse mosse al comandante Becciu. Un elevato numero di assenze ingiustificate durante l’orario di servizio; false missioni con trasferte retribuite; utilizzo improprio delle auto e dei vigili in particolare nella gestione della viabilità sulla strada che porta a un noto ristorante di Baia Sardinia. Caso quest’ultimo definito dal procuratore favoritismo. Su due aspetti Becciu ha chiesto di prendere la parola, lasciando ai suoi avvocati, Elias Vacca e Danilo Mattana, il compito di replicare puntualmente a tutte le accuse. Sul caso della viabilità vicino al ristorante di Baia Sardinia Becciu ha ribadito la sua posizione. «Di fronte all’accusa di essersi venduto per un piatto di pasta il comandante ha detto di essere andato una dozzina di volte in quel ristorante e di aver pagato sempre, a eccezione di due volte, dopo una lunga discussione con la proprietaria che lo voleva a tutti i costi suo ospite», spiega l’avvocato Elias Vacca. A riprova di non aver mai fatto favoritismi Becciu ha ricordato di aver ricevuto dalla ristoratrice la richiesta di verificare la regolarità dell’attività di ristorazione del fratello, accusato dalla signora di concorrenza sleale. E dopo una serie di controlli di aver comunicato alla donna la piena regolarità dell’attività del fratello. Il comandante ha speso due parole anche sulle sciabole dell’alta uniforme di cui si sarebbe appropriato secondo l’accusa. «Sono state comprate in modo regolare e conservate nell’armadio cassaforte del comando dove si trovano ancora oggi». E sulle ore di assenze. «Il mio assistito ha controllato e in due anni ha fatto 1500 euro in più di straordinario, mai pagate – conclude Vacca –. Ha poi ribadito di non essere né un fannullone, né un corrotto, né un furbo. Ora attendiamo il provvedimento del Riesame».



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