La Nuova Sardegna

Olbia

La Technital rottama il Mancini

La Technital rottama il Mancini

L’ingegner Venturini: «Opere che non risolvono il problema, calcoli e costi errati»

13 febbraio 2018
2 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. L’ingegnere Simone Venturini è il volto dell’Ati che ha presentato il piano alternativo al Mancini. Ne fanno parte la Technital, progettista del Mose; Beta Studio; Politecnica Building for humans; la sarda Metassociati, progettista del palazzo nell’ex agrario di Olbia. Venturini smonta pezzo dopo pezzo il Piano Mancini. E sulle sue rovine illustra le soluzioni alternative. Canale scolmatore a doppia canna di 22 chilometri da 154milioni di euro; scolmatore con quattro casse da 99milioni di euro. E poi quella destinata a ottenere i voti del Consiglio comunale. Canale scolmatore con doppia vasca di laminazione a Putzolu per 115 milioni.

Criticità del Mancini. Più ombre che luci. A dirla tutta dalla relazione senza contraddittorio dell’ingegner Venturini il Piano del rischio sembra un compitino fatto da un tecnico alle prime armi. Non da uno stimato ingegnere idraulico come Marco Mancini. In sintesi il professore del Politecnico di Milano avrebbe sbagliato calcoli, previsto vasche di laminazione che invece di salvare la città la inonderebbero e avrebbe toppato anche sui calcoli economici. Dimenticandosi 30 milioni di euro tra opere ed espropri. Venturini spiega tutto nel dettaglio.

Vasche di via Nervi. Per l’ingegnere della Technital i due bacini di via Nervi sono nella posizione sbagliata. In condizione di piena trimillenaria (che si verifica cioè una volta ogni 3mila anni) il livello dell’acqua della vasca sarebbe sette metri più alto del piano campagna. In caso di crollo si genererebbe una onda che travolgerebbe la città.

Granito. Sotto accusa anche il fondo delle casse, in granito non rivestito. Condizione che non permetterebbe di sfruttarle per fini agricoli.

Scarsa efficacia. Le quattro vasche laminerebbero solo tra il 21 e il 30% delle acque. Tutto il resto entrerebbe comunque a Olbia. Da qui l’esigenza di edificare muri alti anche due metri lungo il san Nicola e il Siligheddu.

Costi errati. Non solo i calcoli sugli espropri sarebbero sbagliati. La stima di 1milione 400mila euro indicata nel Mancini sarebbe inferiore di quasi dieci volte. Circa 18 milioni. Ma mancherebbero anche i costi di 8 chilometri di muri sul san Nicola. (se.lu.)

In Primo Piano
Ambiente a rischio

Avvistata una scia gialla, sulle Bocche l’incubo inquinamento

di Marco Bittau
Le nostre iniziative