La Nuova Sardegna

Olbia

Cleopatra, presentato l’appello

Cleopatra, presentato l’appello

Le figlie della vittima di via Lazio hanno impugnato la sentenza di assoluzione

03 marzo 2018
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OLBIA. La vicenda giudiziaria del ciclone Cleopatra va in Appello. La sentenza del 29 settembre che ha mandato assolti gli ex sindaci di Olbia Gianni Giovannelli e di Arzachena, Alberto Ragnedda, e quattro dirigenti pubblici (Antonello Zanda, Gabriella Palermo e Giuseppe Budroni, del comune di Olbia e il tecnico della ex provincia Tempio Olbia, Federico Ceruti Ferrarese), tutti accusati di omicidio colposo plurimo per le dieci vittime dell’alluvione del 18 novembre 2013, è stata impugnata da uno dei legali di parte civile, l’avvocato Mario Perticarà, che rappresenta le sorelle Paola e Domenica Casalloni. La loro madre, Anna Ragnedda, invalida, era morta travolta dalla piena mentre era nel letto della sua casa, in via Lazio. Anche la Procura di Tempio lavora all’appello. I termini scadono la prossima settimana.

L’appello delle sorelle Casalloni è stato depositato il 28 febbraio. Tre, i motivi intorno ai quali si sviluppa l’impugnazione della sentenza di primo grado presentata dall’avvocato Mario Perticarà. Il primo riguarda «l’errata e illogica motivazione per quanto riguarda l’evento eccezionale. Perché, normativamente – spiega Perticarà – nell’allerta diramato alle 17.45 di domenica 17 novembre, il giorno prima dell’alluvione, era già contenuto quello che poteva accadere al suolo». L’evento eccezionale e non prevedibile di cui parla la sentenza di assoluzione e la perizia di parte della difesa dell’ex sindaco Giovannelli viene decisamente contrastato nell’appello, cosa fatta dal legale anche nelle memorie difensive in primo grado. «Dal 1951 ad oggi si sono verificate una miriade di alluvioni in Sardegna. E ciò che è accaduto ad Olbia non è dovuto all’eccezionalità dell’evento ma al problema urbanistico, di cui Giovannelli era a conoscenza. E a maggior ragione avrebbe dovuto attivare il piano di emergenza comunale». Il secondo motivo riguarda l’istruttoria dibattimentale. Nell’appello si parla di omissione testimoniale e travisamento dei fatti: «Nelle motivazioni della sentenza di assoluzione non sono state riportate, o sono state travisate, importanti testimonianze rese nell’istruttoria dibattimentale». Testimonianze che parlano di mancato allarme e mancata informazione alla popolazione. Il terzo motivo è l’elemento psicologico del reato. «L’amministrazione aveva a disposizione uno studio fatto nel 2008 e consegnato nel 2011 dove venivano individuate esattamente le zone a rischio. Le vie Belgio, Lazio e Romania dove ci sono state le vittime. Invece si è fatto riferimento al Pai del 2006». Le morti, insomma, si potevano evitare. Perticarà ha chiesto che vengano risentiti in appello alcuni testimoni (quelli di cui non c’è traccia nelle motivazioni della sentenza di assoluzione), e l’acquisizione di documentazione, come i dati pluviometrici che riguardano la Sardegna dal 51 a oggi, e l’affidamento dell’incaricodi adeguamento del Pai al Puc. (t.s.)

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