La Nuova Sardegna

Olbia

Aggredito un tifoso dell’Arzachena

di Tiziana Simula
Aggredito un tifoso dell’Arzachena

Vanni Pittorru, ex dirigente dei biancoverdi, è stato colpito da un gruppo di ultrà con catene e mazze nel parcheggio

19 marzo 2018
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OLBIA. Un agguato nel buio del “Nespolino”. Con catene e manganelli. Una partita che ha lasciato il segno sui tifosi dell’Arzachena, e non per la sconfitta subita dall’Olbia. I segni, quelli sul corpo, li mostra Vanni Pittorru, 48 anni, ex dirigente dell’Arzachena calcio, pestato a colpi di catena, manganellate e calci ai fianchi, sul braccio, sul petto e nella schiena da un gruppo di ultrà dell’Olbia col volto coperto da cappelli e sciarpe, una ventina di minuti dopo il derby disputato sabato notte. «Dove avete messo lo striscione... Siete dei grandissimi figli di p... Siete venuti a parlare male di noi, ma questa volta vi è andata male...», gridavano mentre sbucavano da dietro le macchine, dov’erano nascosti. E giù con le botte. Parole che risuonano ancora chiare e forti nella testa di Vanni Pittorru dopo aver trascorso la notte al pronto soccorso di Olbia, dove i medici lo hanno sottoposto a radiografie, accertamenti e flebo per calmare i dolori. «Non ho nulla di rotto per fortuna, ma sono pieno di contusioni. Sono stati 4, 5 minuti da incubo – racconta l’ex dirigente dell’Arzachena – Dovevo portare mia figlia a vedere la partita, meno male che l’ho lasciata a casa. Probabilmente pensavano fossi un ultrà, ma io sono un semplice tifoso, amante dell’Arzachena. Mi hanno aggredito in cinque, ma erano una ventina. Forse hanno picchiato anche altre persone o ci hanno provato: sentivo urla e gente che scappava. Degli altri non so dire. So solo quello che hanno fatto a me».

E racconta quello che è successo. «Dopo la partita, abbiamo aspettato una ventina di minuti che si aprissero le porte perché uscissero i tifosi dell’Arzachena. Saranno state più o meno le 22.45- 22.50. Mi sono precipitato a prendere la macchina che era nel parcheggio del “Nespolino” dove c’erano tante altre auto. C’era buio. Nessuna illuminazione pubblica. Avevo già aperto la macchina col telecomando, quando ho sentito le urla di un gruppo di persone che escivano da dietro le macchine parcheggiate. È successo tutto in maniera velocissima: mi hanno colpito sulla spalla e sul braccio con catene e manganelli. Non capivo cosa stesse accadendo. Sono caduto per terra e mi hanno preso a calci nei fianchi, mentre cercavo di proteggermi la testa con le mani. Sono riuscito a rialzarmi e ho cercato di fuggire ritornando verso il “Nespoli” dove c’erano le forze dell’ordine. Mi hanno inseguito per un po’ e mi hanno colpito ancora, questa volta sulla schiena. Poi, sono fuggiti. Dei miei amici hanno fatto in tempo a salire in macchina: quelli hanno preso a colpi di manganello il finestrino. A me mi hanno beccato perché sono stato tra i primi ad arrivare al parcheggio». Oggi Vanni Pittorru denuncerà l’aggressione alle forze dell’ordine.

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